Trascendentale
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Nel linguaggio della filosofia scolastica, attributo di proprietà o
attributi, che sono al di sopra di tutte le categorie, sorpassando
in estensione tutti quanti i generi. In I. Kant
il termine designa l’‘a priori’, come ciò che non deriva
dall’esperienza, ma è condizione del costituirsi di essa. Si
contrappone, pertanto, a ‘empirico’, in quanto questo è derivato
dall’esperienza, e a ‘trascendente’, inteso come ciò che oltrepassa
l’esperienza e non si ritrova in essa, mentre il t. è valido e
applicabile solo nell’ambito dell’esperienza, esprimendo la legge
della conoscenza degli oggetti dell’esperienza. Kant pertanto
definisce t. lo studio delle forme o principi a priori costitutivi
dell’esperienza. In particolare, in Kant, sono le leggi del
pensiero, in quanto regole della conoscenza; appercezione t. , o pura, o originaria,
è la rappresentazione ‘io penso’ (l’autocoscienza), la quale, mentre
condiziona e accompagna tutte le altre rappresentazioni, non può
essa stessa essere condizionata e accompagnata che da sé.
Il concetto di t. subisce mutamenti profondi negli sviluppi
dell’idealismo successivi a Kant: in J.G. Fichte indica la
caratteristica della dottrina della scienza secondo cui tutti gli
aspetti della conoscenza dipendono dall’Io; in F. Schelling
l’idealismo è t. in quanto assorbe l’oggetto come tale. In
generale, nel pensiero contemporaneo è considerato t. ciò che
appartiene al soggetto in quanto condiziona l’oggetto, ossia la
realtà.
Dizionario di Filosofia (2009)
Dal lat. mediev. transcendentalis, der. del lat. class. transcenděre
«oltrepassare, montare al di sopra» (comp. di trans-
«trans-» e scanděre «salire»). Aggettivo che indica ciò
che trascende, che va al di là di un certo ordine, di certi limiti;
è termine tecnico della filosofia, che lo usa anche come sostantivo.
Nel linguaggio della scolastica, si dicono t. diverse proprietà o
attributi, che sono al di sopra di tutte le categorie, sorpassando
in estensione tutti quanti i generi (transcendunt omne genus).
Tommaso d’Aquino (Quaestiones de veritate, q. 1, art. 1)
enumera sei concetti t., l’ens, e le cinque proprietà che
lo caratterizzano in quanto tale (dette poi, nella filosofia
scolastica, transcendentalia entis): res, aliquid,
unum, verum, bonum. Il t. si distingue
dall’universale logico, il quale si attribuisce ai suoi inferiori
unicamente per quanto essi hanno di comune (per es., «animale» dice
qualcosa di comune a «razionale» e a «non razionale», ma niente di
ciò che è loro proprio), mentre il t. si attribuisce a tutti i suoi
inferiori (specie e individui), non solo in ciò che essi hanno di
comune, ma altresì in ciò che hanno di proprio. Quando, per es., si
afferma di Socrate che è un ente, vi si includono formalmente, anche
se implicitamente, tutte le determinazioni proprie, compresa
l’individualità, di Socrate. Diverso è in Kant l’uso del termine t.,
il quale designa l’a priori, come ciò che non deriva
dall’esperienza, ma è condizione del costituirsi di essa. Si
contrappone, pertanto, a empirico, in quanto questo è derivato
dall’esperienza, e a trascendente, inteso questo come ciò che
oltrepassa l’esperienza e non si ritrova in essa, mentre il t. è
valido e applicabile solo nell’ambito dell’esperienza, esprimendo la
legge della conoscenza degli oggetti dell’esperienza. T. è pertanto
detto da Kant lo studio delle forme o principi a priori
costitutivi dell’esperienza. Di qui la divisione della Critica
della ragion pura (➔) (1781) in Estetica t. (studio delle
forme a priori dell’intuizione sensibile: spazio e tempo)
e Logica t. (studio dei concetti a priori), distinta a sua
volta in Analitica t. (che analizza i concetti a priori o
categorie, con cui l’intelletto connette le impressioni,
nell’esperienza) e in Dialettica t. (che studia i falsi ragionamenti
in cui s’involge il pensiero quando estende i concetti a priori
al di là dell’esperienza). In partic.: principi t. (ted. transzendentale
Grundsätze) sono dette da Kant le leggi del pensiero, in
quanto regole della conoscenza; appercezione t., o pura, o
originaria, è la rappresentazione Io penso (l’autocoscienza), la
quale, mentre condiziona e accompagna tutte le altre
rappresentazioni, non può essa stessa essere condizionata e
accompagnata che da sé. Il concetto di t. subisce mutamenti profondi
negli sviluppi dell’idealismo successivi a Kant: in Fichte indica la
caratteristica della dottrina della scienza secondo cui tutti gli
aspetti della conoscenza dipendono dall’io; in Schelling l’idealismo
è t. in quanto assorbe l’oggetto come tale. In generale, nel
pensiero contemporaneo è considerato t. ciò che appartiene al
soggetto in quanto condiziona l’oggetto, ossia la realtà.