Russell, Bertrand
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Filosofo e logico (Trelleck, Galles, 1872 - Pernhyndeudraeth
1970).
Discendente di un'antica famiglia della nobiltà britannica, divenne
nel 1931, alla morte del fratello Frank, il terzo lord Russell.
Studiò al Trinity College di Cambridge, dove, fin dalla fine del
sec. 19º, iniziò con G. E. Moore la battaglia contro il neoidealismo
di F. H. Bradley ed E. McTaggart allora dominante nella cultura
inglese. Nella sua biografia, accanto a periodi di studio e
d'insegnamento, troviamo parentesi di viaggi nei più diversi paesi
(celebri le sue narrazioni dei viaggi in Russia e in Cina tra il
1920 e il 1921) e infine la partecipazione appassionata a numerose
battaglie politiche.
Dopo aver fiancheggiato agli inizî del secolo il partito laburista,
conquistò nel mondo anglosassone un ruolo del tutto peculiare con il
suo coerente impegno, in nome di un rigoroso radicalismo politico, a
difesa delle minoranze oppresse e con la propaganda a favore
dell'obiezione di coscienza e contro la coscrizione obbligatoria
(per questo passò anche alcuni mesi in prigione nel 1918). R.
partecipò anche a movimenti per l'emancipazione delle donne e per
una nuova morale familiare, e particolarmente intense furono le sue
iniziative di carattere pacifista che dopo il 1958 lo videro
promuovere una campagna per il disarmo nucleare e istituire infine,
negli ultimi anni di vita, un Tribunale R. contro le atrocità della
guerra nel Vietnam.
L'enorme produzione di R., dedicata, oltre che alla filosofia e alla
logica, anche alla storia (storia delle idee, storia della cultura,
ecc.), alla morale e alla letteratura, gli fece presto guadagnare
una popolarità mondiale: nel 1950 gli fu attribuito il premio Nobel
per la letteratura.
Nell'ambito della logica matematica, di grande rilievo fu il
tentativo di R. di portare a compimento i progetti di fondazione
logica dell'aritmetica già intrapresi da G. Cantor, G. Peano e G.
Frege. Nelle sue opere (A critical exposition of the philosophy
of Leibniz, 1900, trad. it. 1972; The principles of
mathematics, 1903, trad. it. 1951; Principia mathematica, 3
voll., in collab. con A. N. Whitehead, 1a ed. 1910-13, 2a ed.
1925-27; Introduction to mathematical philosophy, 1919,
trad. it. 1946), oltre a fornire numerosi strumenti formali
largamente utilizzati dai logici del 20º sec., elaborò alcune teorie
in grado di risolvere i paradossi di fronte a cui pareva essersi
arenato lo studio dei fondamenti della matematica. Particolarmente
fortunata la sua teoria dei tipi, per cui ogni funzione
proposizionale e ogni classe viene considerata di tipo logicamente
più elevato di quello in cui rientrano i loro elementi.
R. presentava nelle sue prime opere una filosofia della matematica
decisamente realistica che considerava il numero come un'entità
dotata di una sua autonoma esistenza; la successiva riflessione
filosofica di R. fu rivolta ad abbandonare questa concezione
realistica della matematica e della logica. L'originale realismo
viene però già superato sia elaborando la teoria delle descrizioni,
che permetteva di mettere da parte l'assunzione che ogni termine del
linguaggio dovesse necessariamente avere un referente, sia
considerando le classi - elemento centrale della ricostruzione
logicista della matematica proposta da R. - come simboli incompleti
che, pur avendo un uso, non significano niente di per sé.
Nel periodo tra il 1918 e il 1925 R. svolse una serie di ricerche
sul problema della conoscenza e sulla filosofia del linguaggio,
delineando le tesi principali dell'atomismo logico (Philosophical
essays, 1910; The problems of philosophy, 1912, trad.
it. 1959; Our knowledge of external world, 1914, trad. it.
1966; The analysis of mind, 1921, trad. it. 1955; The
analysis of matter, 1927, trad. it. 1964; Logic and
knowledge: essays 1901-1950, 1956, trad. it. 1961).
R. elaborò - risentendo in parte dell'influsso di L. Wittgenstein -
una concezione di un linguaggio ideale concepito come raffigurazione
della realtà e costituito di proposizioni molecolari o complesse
riducibili a proposizioni semplici o atomiche a loro volta formate
esclusivamente di nomi che corrispondono a dati sensoriali non
ulteriormente analizzabili.
L'ulteriore filosofia di R. più che elaborare precise teorie fu
dedicata alla presentazione di un temperato scetticismo, che da una
parte sottolineava l'importanza delle verità scientifiche e
dall'altra invitava a evitare qualsiasi sistema speculativo cioè la
metafisica (An outline of philosophy, 1928, trad. it. 1966; An
inquiry into meaning and truth, 1940, trad. it. 1963; Human
knowledge: its scope and limits, 1948, trad. it. 1951; Unpopular
essays, 1951, trad. it. 1963; My philosophical development,
1959, trad. it. 1962; Essays in skepticism, 1963, trad. it.
1968).
Con il passare degli anni R. si dedicò esclusivamente all'attività
di divulgazione scientifica e di difesa di ideali etico-politici di
tolleranza che aveva sempre alternato alla sua produzione più
strettamente scientifica e filosofica (si ricordano, tra le opere di
divulgazione: The ABC of relativity, 1925, trad. it. 1960; Freedom
and organization: 1814-1914, 1934, trad. it. Storia delle idee
del XIX secolo, 1963; History of western philosophy, 1945,
trad. it. 1948; The impact of science upon society, 1951,
trad. it. 1952; tra le opere di carattere etico-politico: Principles
of social reconstruction, 1915, trad. it. 1970; Why I am
not a christian?, 1927, trad. it. 1959; Marriage and
morals, 1929, trad. it. 1961; The conquest of happiness,
1930, trad. it. 1947; Education and the social order, 1932,
trad. it. 1962; Power, 1938, trad. it. 1954; Authority
and the individual, 1949, trad. it. 1962). Ha lasciato anche
una ricca e vivace Autobiography (3 voll., 1967-69, trad.
it. 1969-70).