Irrazionalismo
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In filosofia, nella sua accezione generale, il termine è stato usato
per indicare le varie forme che nella storia del pensiero ha assunto la
polemica contro la ragione intesa come facoltà che procede per
distinzioni, definizioni e deduzioni con l’intento di dare una
sistemazione coerente (‘razionale’) del conosciuto. Spesso, soprattutto
in sede polemica, il termine si è caricato di significati diversi, in
rapporto al diverso valore dato a ragione, intelletto, razionalità ecc.
Più in particolare, tra Otto e Novecento, è servito a indicare la
filosofia di F.W. Nietzsche, l’intuizionismo di H.-L. Bergson, il
pragmatismo, la filosofia dell’azione, l’esistenzialismo e altre forme
di reazione all’intellettualismo scientifico e positivistico e al
razionalismo di filosofie neo-idealistiche e storicistiche. Si è
parlato di i. per quelle filosofie della morale che affermano
l’impossibilità di fondare le scelte valutative su decisioni razionali
e le fanno derivare da procedimenti alogici nei quali hanno largo
spazio le emozioni individuali; tale forma di i. etico sarebbe in modi
diversi presente in larghi settori delle riflessioni contemporanee
sulla morale e principalmente in quelle proprie dei neopositivisti e
degli esistenzialisti.
Dizionario di Filosofia (2009)
Termine utilizzato per indicare le varie forme che nella storia del
pensiero ha assunto la polemica contro la ragione intesa come
facoltà che procede per distinzioni, definizioni e deduzioni con
l’intento di dare una sistemazione coerente, ‘razionale’, del
conosciuto. Va rilevato che spesso – soprattutto in sede polemica –
la parola si è caricata di significati diversi, in rapporto al
diverso valore dato ai termini ragione, intelletto, razionalità, e
così via. Ma, più in generale, alcuni studiosi hanno sottolineato il
fatto che la storia dell’i. attraversa tutta la storia del pensiero,
in quanto essa accompagna, quale moto di reazione, le più orgogliose
affermazioni della ragione: nel mondo greco antico, alle filosofie
di Platone e di Aristotele succedono la dissoluzione operata dagli
scettici e le aspirazioni mistiche del Neoplatonismo; nel Medioevo,
al razionalismo cristiano si oppongono il credo quia absurdum
e l’amo ut intelligam; nell’età moderna, al cartesianesimo
le raisons du coeur di Pascal; all’Illuminismo, il
protoromanticismo di Rousseau e poi il movimento romantico; alla
filosofia critica di Kant, ispirata al pensiero scientifico, i
diritti del sentimento immediato fatti valere da Jacobi e la
ribellione anti-intellettualistica di Nietzsche; al panlogismo
hegeliano, la sofferta meditazione di Kierkegaard (alla quale si
riconnetterà l’esistenzialismo nelle sue varie correnti) e il
volontarismo di Schopenhauer; alle affermazioni del positivismo e
dello scientismo l’esigenza intuizionistica (Bergson, Le Roy) e i
criteri fatti valere dal pragmatismo angloamericano (James, Royce,
ecc.). In questa direzione l’i. è stato rivalutato da alcuni storici
come un richiamo necessario alle manifestazioni concrete della vita
e dello spirito, contro le grandi costruzioni filosofiche che
pretendono di fornire la chiave di tutta la realtà e di esaurirla
interamente nei loro quadri concettuali.