Dogmatismo
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Atteggiamento del pensiero rispetto alla verità, analogo a quello
del credente rispetto al dogma: l’accettazione di un principio vi è
determinata dal riconoscimento di un’autorità divina o umana, e non
già dalla dimostrazione del suo fondamento razionale. Il d. si
contrappone così allo spirito critico e al riconoscimento del valore
della discussione razionale, quale condizione essenziale per la
ricerca della verità e quale ineliminabile caratteristica della
dignità umana.
Nel linguaggio filosofico, va ricordato l’uso del termine in I. Kant
che con d. indicava «il pregiudizio di poter progredire nella
metafisica senza una critica della ragione», e quindi, in generale,
l’indirizzo della metafisica tradizionale. In tempi più recenti,
riprendendone il significato originario di posizione contrapposta a
quella scettica, E. Husserl gli ha attribuito un valore positivo
come atteggiamento ‘pre-filosofico’ proprio delle scienze naturali e
di altre scienze.
Dizionario di Filosofia (2009)
Atteggiamento del pensiero rispetto alla verità analogo a quello del
credente rispetto al dogma: l’accettazione di un principio o di una
proposizione è determinata dal riconoscimento di un’autorità divina
o umana e non dalla dimostrazione del suo fondamento razionale. Il
d. si contrappone in tal modo allo spirito critico e al
riconoscimento del valore della discussione razionale.
Il significato antico. L’uso filosofico del termine dogmatico risale
agli scettici, i quali opponevano i filosofi «dogmatici» (da δόγμα
«decisione», «decreto»), che esprimevano opinioni ben definite su
ogni argomento, ai filosofi «scettici» (da σκέψις «indagine»), che
ritenevano di non possedere alcuna certezza e quindi sospendevano il
giudizio (ἐποχή «sospensione»). Anche Platone contrappose il termine
dogma, inteso come opinione o credenza, al termine epochè, inteso
come rinuncia a definire un’opinione in un senso o nell’altro. In
ambito latino, con Cicerone e Seneca, il termine dogma – nel suo
significato di ‘decisione’, ‘giudizio’ – passò a indicare le
principali tesi delle varie scuole filosofiche. In questa accezione
il termine passò in ambito cristiano, dove venne usato – a partire
dal 2°-3° sec. – per indicare le decisioni prese dai concili e dalle
autorità ecclesiastiche in materia di fede. Nell’ambito della
dottrina cattolica il dogma indica le verità contenute nei testi
sacri e di cui la Chiesa dà la definizione: esso presuppone la
rivelazione e il magistero della Chiesa e va quindi creduto fide
divina et catholica. A tale concezione la Riforma opporrà il
principio secondo cui unico fondamento dogmatico dotato di validità,
per il cristiano, è la Sacra Scrittura (sola Scriptura).
Da Kant a Husserl. Con Kant il termine assume un significato
specifico: per il filosofo tedesco il d. consiste nella convinzione
di poter progredire nella metafisica senza aver prima individuato
quali siano gli ambiti e i limiti entro i quali la ragione è in
grado di produrre un sapere valido. Tale atteggiamento di acritica
fiducia nella ragione era confermato, secondo Kant, dal ‘d. comune’,
consistente nel «ragionare alla leggera di cose di cui non si
comprende nulla e di cui nessuno al mondo intenderà mai nulla»
(Critica della ragion pura, prefaz. alla 2a ed.).
Con Fichte ed Hegel il d. assume nuovi significati: per Fichte esso
coincide con l’atteggiamento gnoseologico del realismo, secondo il
quale la rappresentazione è prodotta dal mondo esterno e non
dall’io, mentre per Hegel consiste nell’incapacità di cogliere la
struttura dialettica del reale: dogmatico è pertanto colui il quale,
di fronte a due affermazioni opposte, ritiene che se una è vera
l’altra sia necessariamente falsa.
Il significato antico di d. è stato ripreso da Husserl, secondo il
quale esso coincide con l’atteggiamento prefilosofico delle scienze
empiriche, che mettono consapevolmente «da parte ogni scetticismo
insieme con ogni filosofia della natura e ogni teoria della
conoscenza» e assumono «i dati conoscitivi dove effettivamente si
trovano» (Idee per una fenomenologia pura, I, par. 26). La ricerca
filosofica, invece, deve mettere tra parentesi i giudizi e i
pregiudizi propri del senso comune e delle teorie scientifiche:
soltanto praticando l’epochè essa potrà attingere la pura essenza
dei fenomeni.