www.treccani.it
Enciclopedia online
Nel linguaggio filosofico, originariamente indicava un generale
rapporto di opposizione fra due concetti. Aristotele per
primo ne teorizzò i vari aspetti. Da Kant in poi, a. significa il
termine negativo dell’opposizione stessa. Precisamente,
per Kant, l’a. è la proposizione che, in un’antinomia,
contraddice la tesi. Nella dialettica hegeliana, l’a., generatasi
in seno alla tesi, si risolve con essa nella sintesi,
conciliatrice e insieme superatrice, nella propria concretezza, di
quei due momenti astratti.
Dizionario di Filosofia (2009)
Lat. antithåsis, gr. ἀντίϑεσις «contrapposizione».
Originariamente indicava un generale rapporto di opposizione fra
due concetti. Aristotele per primo ne teorizzò i vari aspetti,
distinguendo quattro modi di essere in rapporto di a.: relazione,
contrarietà, steresi e contraddizione, formata dall’affermazione e
dalla negazione. Da Kant in poi a. non significa più il rapporto
di opposizione, ma il termine negativo dell’opposizione stessa:
per Kant l’a. è la proposizione che, in un’antinomia, contraddice
la «tesi». Nella dialettica hegeliana, in conformità al nuovo
significato che assume l’antinomia, l’a., generatasi in seno alla
tesi, si risolve con essa nella «sintesi», conciliatrice e insieme
superatrice, nella propria concretezza, di quei due momenti
astratti.