Anarchia
www.treccani.it
Enciclopedia online
Dottrina che propugna l’abolizione di ogni governo sull’individuo e,
soprattutto, l’abolizione dello Stato: assunse una particolare
fisionomia verso la metà del 19° sec. e dapprima ebbe un carattere
quasi esclusivamente filosofico, come nell’individualismo di M.
Stirner. Poi, prevalendo la ricerca di una precisa struttura
politico-giuridica, fu intesa come dottrina di un assetto giuridico
e sociale che elimina, o riduce al minimo, il potere centrale
dell’autorità. Questo anarchismo politico (che ha poi assunto il
nome più specifico di anarcosindacalismo ) ha il suo classico
fondamentale in P.J. Proudhon, ed è stato particolarmente propugnato
e sviluppato, nella teoria e nella pratica, da M. Bakunin e da P.
Kropotkin, oltre che celebrato, nel campo letterario, da L. Tolstoj.
Esso si risolve nell’idea di un estremo decentramento dei poteri
amministrativi della società perché i lavoratori possano organizzare
da sé, partendo dai più piccoli nuclei e nel modo più diretto, la
proprietà e l’amministrazione dei mezzi di produzione e in genere
dell’intera ricchezza e quindi, pur condividendo in pieno l’ideale
collettivistico e anticapitalistico del comunismo, si oppone
radicalmente al suo centralismo autoritario.
Il movimento anarchico, in questo senso, ebbe largo sviluppo non
solo nella seconda metà del 19° sec., ma anche nei primi decenni
del 20° (per es. in Spagna), e avversò qualsiasi forma di governo
sia autoritario sia liberale. Numerosi furono gli attentati e i
moti rivoluzionari: quali l’uccisione del presidente francese S.
Carnot a opera dell’italiano S. Caserio (1894), quella del
presidente spagnolo A. Cánovas del Castillo (1897), quella di
Umberto I (1900) a opera di G. Bresci. Durante la rivoluzione
russa gli anarchici si posero contro il partito bolscevico e la
dittatura del proletariato. Ruolo di primo piano hanno poi avuto
gli anarchici nella rivoluzione e nella guerra di Spagna
(1936-1938).
In Italia, dopo la caduta del fascismo, riprese vita un movimento
anarchico o libertario che nel settembre 1945 (Congresso di
Carrara) costituì la Federazione anarchica italiana. Entrato
successivamente in crisi a causa di dissidi interni (scissione
della Federazione anarchica nel 1965), il movimento anarchico
italiano, analogamente a quanto accadde in vari paesi europei,
ebbe una sia pur momentanea ripresa alla fine degli anni 1960
sull’onda del fenomeno della contestazione giovanile.