SMT ovvero Essere o mal essere: questo è (oggi il dilemma)

Introduzione alla lettura

Abracadabra aveva l'ambizione di fornire un insieme di concetti e di strumenti interpretativi necessari per interpretare in maniera più profonda l'esperienza psicologica degli esseri umani, e alcuni fatti di paricolare importanza, come, tra l'altro, i fenomeni di disagio psicologico. Era implicita in esso la promessa di scrivere un altro saggio divulgativo su questi fenomeni, che fornisse le prove della loro comprensibilità e del loro significato radicalmente umano.

Devo confessare che tenere fede a questa promessa è risultato più difficile di quanto pensassi. La stesura di SMT, a differenza di Abracadabra, mi ha impegnato per circa due anni. La difficoltà è da ricondurre in parte all'oggetto in questione, il disagio psichico, che non consente molti voli di fantasia, in parte alla necessità di affrontare temi particolarmente complessi cercando comunque di renderli accessibili ai lettori. Tale difficoltà è stata aggravata dalla volontà di adottare uno stile di scrittura che non contrastasse troppo con quello di Abracadabra.

Il risultato - lo confesso -, nonostante il saggio sia stato riscritto più volte, non mi soddisfa pienamente. Mi sono arreso al fatto che di più e di meglio non riuscirei a fare.

Nonostante l'opinione personale, che contrasta con quella di alcuni lettori di riferimento abbastanza entusiasti, tutti i temi importanti - dall'ansia al delirio - vengono affrontati alla luce di una teoria - quella dei bisogni intrinseci e delle funzioni psichiche che su di essi si strutturano - che è l'asse portante della mia ricerca. Mi sembra che, grazie anche alle storie riportate, la comprensibilità dei fenomeni di disagio psichico risulti piena. Se questo giudizio dovesse essere condiviso dai lettori, non sarebbe poco.

SMT è ancora in commercio e attende una ristampa aggiornata. L'aggiornamento è reso necessario dalla pubblicazione della nuova edizione di Abracadabra (Abbecedario di Scienze Umane e Sociali).

Nell'attesa della nuova edizione, riporto l'indice e il capitolo introduttivo della prima.

Indice


1) Dare i numeri

2) Perché solo l’uomo ammala di testa?

3) Normale/anormale

4) La grande fuga

5) Ansia esistenziale, ansia conflittuale

6) Il marchingegno ovvero il super-io

7) La grande gabbia

8) Il daimon ovvero l'io antitetico

9) Digressione

10) Dai conflitti ai sintomi

11) La nuova schiavitù

12) Misfatti del perfezionismo

13) L'opposizionismo e i suoi misfatti

14) Ossessioni e rituali

15) Fobie

16) Il male oscuro

17) La fobia della felicità

18) L'insostenibile pesantezza del non-essere

19) Lui

20) Apologo sull'andar fuori di testa

21) Ancora sull'andar fuori di testa

22) Esiste la Follia?

23) Dis-umanità 1

24) Dis-umanità 2

25) Trabocchetti

Cap. 1. Dare i numeri

Se fosse quotato in borsa, lo star male di testa (di qui in poi SMT per fare il verso agli psichiatri che utilizzano sempre più spesso sigle ermetiche per dar fumo negli occhi alla gente)3 fregherebbe anche le sette sorelle del petrolio. Per avviare il discorso in sintonia con l'argomento, non c'è nulla di meglio che dare i numeri: quelli statistici s’intende. In una conferenza tenutasi a Helsinkj nel 1996, l'Organizzazione Mondiale della Sanità li ha tirati fuori dal cassetto. In giro per il mondo si contano 450 milioni di ansiosi, 350 milioni di depressi, 250 milioni di persone affette da disturbi della personalità, 45 milioni di schizofrenici, 100 milioni di alcoolisti, 15 milioni di tossicodipendenti. La somma, spaventosa (1/5 degli abitanti del pianeta), è pari nelle statistiche delle tragedie contemporanee solo al numero di coloro che lottano quotidianamente per non morire di fame. Dato il trend di crescita, l’OMS prevede che tra venti anni lo SMT s’installerà stabilmente al primo posto nella classifica delle malattie, scavalcando i disturbi cardiocircolatori. La peste del terzo millennio, insomma, ha un andamento epidemico.

Due terzi delle persone affette da SMT vivono nei paesi occidentali. Ciò significa che, nel mondo del "benessere", almeno un individuo su quattro deve farci i conti4. Da questo a pensare che c'è qualcosa di bacato nel sistema, che attenta alla salute mentale, il passo è breve. Tanto più se si considera che, laddove esso viene trapiantato, dall'America latina ai paesi del Sud-Est orientale e alla Russia, si producono rapidamente gli stessi effetti: il benessere materiale (di pochi) aumenta e quello psicologico (dei più) va in picchiata5.

Negato a lungo, per non darla vinta alle teste d'uovo di sinistra degli anni '70 che lo denunciavano6, il rapporto ormai è riconosciuto anche dagli economisti7. Alcuni cautamente propongono di affiancare al fatidico PIL, che quantifica il benessere sotto forma di reddito, l'Indice della Salute Sociale, che tiene conto, oltre a quello che hanno, di come le persone stanno. La proposta stenta ad essere accolta. Primo, perché, accogliendola, occorrerebbe riconoscere come un dato di fatto che, dalla metà degli anni '70, in Occidente i due indici si sono divaricati: il Pil si è raddoppiato, mentre l'Indice della Salute Sociale si è dimezzato. Secondo, perché, dopo il crollo del muro di Berlino, il trionfo del sistema capitalistico diventerebbe una vittoria di Pirro se si riconoscesse che esso, almeno al di là di un certo sviluppo, è pericoloso per la salute mentale8. Terzo, perché, se il sistema è bacato, il baco lo camuffa bene: l'avere continua ad affascinare la gente, mentre dell'essere non gliene frega niente a nessuno8.

Per i nipotini di Pangloss9 le statistiche vanno prese cum grano salis, vale a dire col granellino che hanno nella testa. In termini assoluti, secondo loro, l'aumento rispetto al passato sarebbe modesto. Vergognandosi meno dei disturbi, grazie all'opera di sensibilizzazione svolta dalla psichiatria, la gente si rivolge più spesso ai medici e agli psicologi e, perciò, il fenomeno viene a galla. Rispetto a quando i poveracci il malessere se lo curavano con preghiere, tisane e fattucchiere, si tratterebbe addirittura di un progresso. Un altro passo in avanti su questa via, e gli psicofarmaci saranno inseriti nel paniere dell’indice del consumo come beni di prima necessità al posto del prosciutto.

Un leggero incremento dello SMT è inconfutabile, ma, secondo i panglossini, si può spiegare in termini semplici, evitando le strumentalizzazioni dei catastrofisti - ex-comunisti e criptocomunisti - i quali, di fronte alla vittoria definitiva del capitalismo, lo utilizzano come un patetico grimaldello per tentare di dimostrare che esso impone, in termini psicologici, un prezzo esorbitante da pagare sull’altare del benessere e dello sviluppo illimitato10. La vita, come ha scoperto Darwin, è una lotta per l'esistenza che non può premiare tutti11. La capacità di tollerare lo stress dell'adattamento al si salvi chi può è il test universale che rivela di che stoffa gli uomini sono fatti. Sottoposta a questo test, l'umanità sta rivelando le sue magagne genetiche. Se per fortuna i più, tessuti di tela da jeans, reggono bene, parecchi, ahimé, sembrano fatti di lino o di cartavelina.

Lo SMT sarebbe dunque in ultima analisi un problema genetico. Si finirebbe con lo star male, perché, nel gioco combinatorio della lotteria della vita, ad alcuni tocca un numero meno fortunato degli altri. Le circostanze ambientali incidono di certo, ma nel rivelare quello che non va nel congegno. Perché, altrimenti, date le stesse circostanze alcuni ammalano e altri no?12 La schiera degli eletti ben tarati attesta che la lotta per sopravvivere non è tanto violenta quanto sembra. Fa fuori, per ora, solo un terzo della popolazione.

In Abracadabra ho già detto che prendersela con la natura umana, attribuendo ad essa il difetto di non essere incline a soddisfare le follie di coloro che sono (finora indegnamente) usufruttuari del mirabile e temibile congegno che essa ha sfornato, mette in luce solo il lungo tragitto che separa l'umanità dal giungere ad essere all'altezza della vera sfida cui (per caso) è stata chiamata: produrre un mondo a misura di uomo. Procedendo per tentativi ed errori, fino ad oggi non c’è riuscita.

Tra gli indizi di questo scacco, lo SMT ha un rilievo particolare, e non solo perché la sua curva. preoccupantemente un po’ più ripida del PIL, pare immune da una salutare recessione. Esso rivela uno scarto paradossale tra il dominio che l’umanità, per via della scienza e della tecnica, sta conquistando sul mondo esterno e una difficoltà sempre maggiore nell’amministrare il mondo interno e i rapporti interpersonali. Se il dominio tecnologico è pericoloso perché, a forza di essere assoggettata alla razionalità, la natura stessa rischia di impazzire e di sfuggire al controllo degli apprendisti stregoni; l'incompetenza psicologica e relazionale lo è ancora di più perché comporta un degrado continuo della vita soggettiva e sociale. Il dissesto ecologico e quello antropologico sono i pericoli che incombono sulla nostra civiltà13.

Detto in parole povere: viviamo in una società tecnologicamente avanzata e psicologicamente handicappata, economicamente ricca e umanamente miserabile, il cui rappresentante emblematico, incolpevole e inquietante, è, forse, l'adolescente che si destreggia a meraviglia tra telefonini, computers, consolles, motorini, comunica globalmente, vive immerso in una rete fittissima di relazioni con coetanei, ma ha una paura fottuta di stare un attimo da solo, vale a dire a contatto con sé.

Maturata in conseguenza dei processi storico-sociali intervenuti negli ultimi venti anni14, questa situazione è precipitata in rapporto al venire meno di una tensione critica intellettuale che, fino ad allora, manteneva in vita l'utopia della liberazione dei corpi e delle coscienze. Tranne rarissime eccezioni15, gli intellettuali hanno venduto l'anima a Mammona. Per pubblicare un libro, occupare una cattedra, partecipare ad un talk-show sono disposti a tutto. Tra questa armata brancaleone, che salta regolarmente sul carro del vincitore, psichiatri e psicologi si distinguono per un'incoercibile smania di arrivismo e di esibizionismo. La maggioranza degli psichiatri, prezzolati dalle case farmaceutiche, si riducono a fare gli spacciatori di farmaci16, gran parte degli psicologi, rispondendo alle richieste del mercato, sono ormai diventati elargitori di strategie e di consigli prêt-à-porter17.

A che santo votarsi, posto che non si accetti di convivere con lo SMT come fosse, al pari della devastazione dell'ambiente, il prezzo da pagare sull'altare del progresso?

Di fatto, nessuno lo sa, anche perché il panorama politico, sociale e culturale è grigio e deprimente18. Insisto a pensare che questo andazzo non possa andare avanti all'infinito, ma qualche volta mi coglie il dubbio che si tratti di un atto di fede più che di una ragionevole speranza.

Nell'attesa che il vento cambi, c'è un unico palliativo: non rinunciare a riflettere criticamente sulla condizione umana, sulla condizione di tutti e sulla propria. Alla voce riflettere il vocabolario recita: esaminare interiormente, pensare intensamente, meditare. Impresa ardua, visti i tempi che corrono e la fobia del mondo interno che va a mille. Per fortuna, anche se non sembra, il termine meditazione è imparentato etimologicamente con medicare. Riflettere criticamente potrebbe dunque significare prendere a cuore la condizione umana, a partire dalla propria, per capirla meglio e trovare un rimedio. Prevenire o affrancarsi dallo SMT sta, né più né meno, per guarire la vita19.

Per essere efficace e non ridursi, come capita sempre più spesso, ad una paccottiglia di new age, buddismo, yoga, psicoanalisi e via dicendo20, la riflessione critica richiede però di acquisire strumenti interpretativi adeguati a superare il muro dell'universale stupidità della coscienza umana e del senso comune. In Abracadabra ho tentato di fornirne alcuni (quelli, ovviamente, di cui dispongo). SMT li mette alla prova su di un terreno specifico, quello del disagio psichico, con l'intento di vedere cosa se ne può ricavare..

Un filosofo ha scritto che bisogna insegnare alla gente ad avere orrore di se stessa per fargli coraggio21. La ricetta è un po' drastica, ma vale la pena provare.


Note 

3 Le sigle servono a sovrapporre alla realtà umana, che è impastata di emozioni, un codice che le traduce in presunte malattie. Cagarsi sotto dalla paura di morire, di dare i numeri o di accoppare qualcuno, oggi, è sempre più frequente. La metafora è così concreta che spesso la paura sommuove realmente le viscere. Per gli psichiatri non esiste il cagarsi sotto bensì il DAP (Disturbo da Attacco di Panico) di cui la paura è un sintomo.

4) Il Ministro della Sanità italiano, verso la fine del 2001, ha sorpreso un po' tutti sostenendo che in Italia il disagio psichico investe una decina di milioni di persone. E' stato contestato da destra come allarmista (in nome del principio, proprio del governo cui appartiene, per cui certe cose, anche se sono vere, non si dicono, perché la gente ha bisogno di essere rassicurata) e da sinistra come qualunquista (perché ha messo nello stesso calderone patologie lievi, come le reazioni d'ansia, e patologie serie, come la schizofrenia). In realtà, ponendo tra parentesi sottili distinzioni che hanno poco senso quando si parla di un fenomeno sotto il profilo sociologico e non clinico, la stima è per difetto. Occorre infatti tener conto che, se non tutti, parecchi di coloro che soffrono di SMT scontano e senza saperlo compensano le nevrosi latenti o i disturbi di personalità di altri.

5) Secondo statistiche recenti, un terzo dei giovani russi soffre di patologie psichiche gravi che richiedono spesso il ricovero in Ospedale Psichiatrico. Nell'ambito di una crisi politica, sociale e culturale di vasta portata come quella che ha investito la Russia, il dato non sorprende. Il problema specifico della Russia è che il passaggio dalla dittatura sovietica al liberalismo, attuato in maniera selvaggia, ha svuotato i manicomi di dissidenti e li sta riempiendo di malati di mente "veri", vale a dire di dissidenti che non sanno di esserlo.

6) La maggioranza deviante, a cura di Franco Basaglia, è fin dal titolo uno dei libri che anticipavano il fenomeno. E' inutile dire che, dai benpensanti, fu iscritto nel filone ideologico del catastrofismo antipsichiatrico.

7) Il rapporto contraddittorio, che può giungere all'antitesi, tra sviluppo socioeconomico e progresso culturale e civile è stato uno dei temi portanti della cultura degli anni '70. Esso non si è estinto ma, negli ultimi anni, è stato riciclato nella formula ambigua secondo la quale, se è vero che sviluppo e progresso non sono la stessa cosa, non si dà comunque progresso senza sviluppo. Chi volesse chiarirsi le idee su questa formula, potrebbe semplicemente leggere un testo ancora oggi incisivo benché datato (e presumo irreperibile): La convivialità di Ivan Illich. Il saggio, pubblicato da Mondadori nel 1974, si sviluppa sulla base di un'idea espressa con estrema chiarezza: "Quando un'attività umana esplicata mediante strumenti supera una certa soglia definita dalla sua scala specifica, dappirma si rivolge contro il proprio scopo, poi minaccia di distruggere l'intero corpo sociale." (p. 11)

8) Avere o essere è il titolo di un saggio di E. Fromm, uno dei pochi psichiatri che, fino alla morte, non ha mai rinunciato a riflettere criticamente sullo stato di cose esistente. Il saggio, che verte sulla contraddizione intrinseca al capitalismo per cui l'avere aumenta in misura inversamente proporzionale all'essere, che progressivamente si rattrappisce e si aliena, è denso di riferimenti agli Stati Uniti, ove Fromm è vissuto dopo la fuga dalla Germania nazista. Tale contraddizione, oggi, è ancora più clamorosa che all'epoca in cui il libro è stato scritto. Gli Stati Uniti sono andati incontro, dal 1992, ad una fase di espansione economica che, per il tasso di sviluppo e la durata, non ha confronti nel passato. Nello stesso periodo, le statistiche hanno segnalato un aumento costante dei fenomeni di disagio psichico che sono giunti ad interessare quasi la metà della popolazione. Ciononostante, prima dell'11 settembre del 2001, i sondaggi di opinione attestavano che la stragrande maggioranza dei cittadini statunitensi valutavano come soddisfacente la loro condizione di vita. Alcuni addirittura, confondendo il portafoglio con lo stato mentale, sostenevano che non erano mai stati tanto bene!

9) Inventando il dottor Pangloss, Voltaire ha anticipato i tempi. Pangloss ha lo sguardo accecato dal mito del progresso che lo porta a minimizzare le vittime sacrificate sul suo altare. Non nega (bontà sua) che qualcosa non vada, ma sostiene imperterrito che il mondo così com’è è comunque il migliore dei mondi possibili. Col capitalismo industriale, i nipotini di Pangloss si sono riprodotti in serie. Col capitalismo postindustriale e postcomunistico, affrancati da un incubo, hanno colonizzato i mass-media diffondendo la buona novella ad onta dei catastrofisti. Sono insomma i sostenitori del sistema, di cui vantano i pregi minimizzando i difetti. Tra questi difetti c'è per l'appunto la crescita dello SMT, la cui spiegazione in termini di neutralità scientifica, vale a dire di menzogna, è affidata agli psichiatri. A costoro in particolare, che si eleggono a sacerdoti della sacra normalità, mi riferirò nel testo.

10) L'accusa è infondata. Nei cortei del movimento no-global non è stato esposto alcuno striscione con su scritto: "Basta con lo stress, l'insonnia e la depressione!", "Abbasso gli psicofarmaci!", "No alla globalizzazione della follia!". E' una carenza del movimento.

11) La semplicità disarmante della spiegazione dipende dal fatto che i panglossini citano Darwin senza averlo letto. Se lo avessero letto, infatti, avrebbero capito che la sopravvivenza del più adatto è un criterio non già assoluto, bensì relativo ad un determinato ambiente o ad una variazione ambientale. Con l'uso degli antibiotici, per esempio, l'uomo seleziona ceppi di microrganismi sempre più resistenti. Nessun biologo sosterrebbe che questi ceppi sono migliori di quelli che si estinguono. Semplicemente oppongono resistenza ad una variazione ambientale casuale e inaspettata.

Per quanto riguarda la specie umana, l'ambiente in questione, quello culturale, è prodotto dall'uomo stesso, ed è uno dei tanti che egli avrebbe potuto produrre. E' illecito pensare che esso sia fatto in maniera tale da avvantaggiare alcuni e svantaggiare altri? E' illecito pensare che i ceppi che si adattano meglio siano anche i più virulenti?

12) Questo interrogativo, meramente retorico, è il cavallo di Troia dei panglossini, che lo usano sistematicamente per invalidare qualunque tentativo di interpretare lo SMT che prescinda dall'assumere come causa primaria la predisposizione genetica, vale a dire un difetto costituzionale. Nel corso del saggio risulterà chiaro che l'interrogativo è un insopportabile luogo comune. Non è inopportuno però commentarlo anticipatamente e provocatoriamente. Esso infatti punta sull'incidenza statistica dello SMT che è minoritaria. Ma questo non significa che i due terzi della popolazione non affetta da sintomi psichici scoppi di salute mentale. Primo perché, come già detto, ogni esperienza di SMT rappresenta lo scarico della nevrosi latente di almeno un'altra persona (e talvolta di più di una). Secondo perché le statistiche ufficiali peccano per difetto, tenendo conto solo delle situazioni caratterizzate da sintomi franchi. Da 0 a 100 anni, la psicopatologia della vita quotidiana vale a dire quella che, per essere diffusa, si confonde con la norma, è agghiacciante.

13) Alcuni neonati succhiano l'ansia col latte materno, tant'è che dal primo assaggio lo sputano a destra e a sinistra. Dormono di giorno e di notte fanno gli esercizi preparatori per andare in discoteca. Piangono a perdifiato e, per farli stare zitti, occorre tenerli in braccio e non fermarsi un attimo. Una cosa del genere, negli annali dell'umanità, non si era mai vista. Gli psicologi, che non sanno che consigli dare ai genitori disperati, parlano brutalmente di bambini matricidi. Ma, dato che la notte almeno, il padre è in casa e la moglie, esasperata, gli impone di condividere le gioie della maternità, il capo d’imputazione è un po' più grave. I parenti che, spaventati dall'ossesso, si guardano bene dal tenerlo un po' con sé, confortano i genitori dicendo loro che, crescendo si calmerà. Talvolta è vero, talaltra no. I recidivi, non appena riescono a stare su due zampe, non si limitano a camminare. Si arrampicano su per i mobili, volteggiano, spazzano via tutto quello che trovano sul loro cammino, si specializzano a rompere telefonini, computers, videoregistratori, hi-fi. La liberazione avviene quando si riesce a scaricarli all'asilo. L'esaurimento se lo prendono le maestre. Perché poi se il pargoletto - sostengono i genitori - è solo un po' vivace?

All'altro capo, sopra i settant'anni, c'è gente che libertà del genere da bambini se le sognava. La repressione viene meno con l'arteriosclerosi. E l’aria dei tempi s’infiltra anche sotto i capelli bianchi Fino a pochi anni fa, l'anziano, sentendosi di peso, si rincantucciava in un angolo e se ne stava tranquillo coi suoi ricordi. Oggi, dato che gli rimane poco da vivere e che i figli, le nuore, i generi e i nipotini si godranno dopo la sua morte i beni e i risparmi che non può portarsi dietro, rivendica il diritto di essere curato e riverito sino all'ultimo respiro (suo e dei suoi). Occorre portarlo quasi ogni giorno dal medico, una o due volte la settimana in farmacia col carrello della spesa, una volta al mese al laboratorio di analisi, una tantum a fare anche un po' di fisioterapia che rallenta l'osteoporosi. A tavola vuole le porzioni migliori, litiga col nipotino che gli toglie la parola (ai suoi tempi si chiedeva il permesso), pretende il telecomando e regola il volume al massimo perché non accetta di portare l'apparecchio acustico. Non si può fare altro che assecondarlo, perché se per vendetta si rompe il femore, è la fine. Scaricato per disperazione in ospedale, s'attacca stabilmente al campanello e tiranneggia le infermiere. Scaricato all'ospizio, finché non gli viene l'Alzheimer, trascorre il giorno a lamentarsi e a parlare male dei figli, delle nuore, ecc.

In mezzo c'è di tutto.

L'adolescente-tipo urbano, che fino a qualche tempo fa non era né carne né pesce, oggi ha deciso di uscire dall'equivoco. Quando ha ancora la bocca che puzza di latte, comincia a dare ordini e sono commesse: il motorino, il telefonino, l'abito firmato, la paghetta, la libera uscita il sabato sera. Se non riescono a tenere dietro alle richieste non fargli venire complessi d'inferiorità, i genitori devono beccarsi l'etichetta di falliti. Perché poi lo hanno messo al mondo senza chiedergli il permesso? La vita è di merda, proclama per farli sentire in colpa. Tanto che, tra i beni di consumo necessari per tirare avanti, ci sono lo spinello, la pasticca del sabato sera, e tre-quattro ore al giorno d'Internet.

L'adolescente-tipo di provincia, invece, ritarda un po' nel diventare filosofo. Va a scuola a scaldare il banco perché la cultura non serve a niente. Assolto l'obbligo (dello Stato, di dargli il titolo prima di chiamarlo alla leva), comincia a lavorare e, con qualche centinaio di mila lire al mese in tasca, si sente un padreterno. Vitto e alloggio rimanendo a carico della famiglia, il denaro può essere investito tutto in beni di consumo: abbigliamento, motorino, telefonino, fumo e lo sballo del sabato sera. La pacchia dura tre-quattro anni, giusto il tempo di intossicarsi e di vedere spuntare all'orizzonte l'incubo di mettere su famiglia e di dovere mantenere, con due milioni, moglie e figli. Prospettiva grigia, di una vita di merda.

Tra anziani che pretendono di essere serviti e riveriti perché li hanno messi al mondo e figli che rivendicano di essere ripagati perché sono stati messi al mondo, gli adulti si trovano a mal partito. Costretti a fare il doppio o il triplo lavoro, non sanno a che santo votarsi. Le madri di famiglia si drogano con i detersivi, gli psicofarmaci, l'alcol e i teleromanzi. Le donne che lavorano finiscono regolarmente con l'intrecciare storie con i colleghi. Quelle in carriera, quando non pretendono prestazioni sessuali dai dipendenti maschi, li umiliano in ogni modo per dimostrare che le palle ce l'hanno loro. I padri di famiglia si consolano col calcio, le chat e la pornografia, puntano sull'Enalotto e, nell'attesa della vincita che cambierà la loro vita, si rovinano spesso con le scommesse e i video-poker. Alcuni fanno anche gli straordinari, ma, data l'universale confusione, sono sempre più incerti se dedicarli alle prostitute, ai transessuali brasiliani, agli omosessuali o ai minorenni.

14) Entrambi i dissesti sono riconducibili ad una motivazione univoca - la volontà di dominio - e ad un meccanismo comune - la separazione (dell'uomo dalla natura nel primo caso, dell'uomo dall'uomo nel secondo). Entrambi, per essere sormontati, richiedono che sia riconosciuto il fatto che ciò che viene assoggettato al dominio si ribella: la natura si riorganizza per espellere il dominus, l'uomo nevrotizza (e, se appartiene al Terzo Mondo, s'arrabbia). Un emblematico segno dei tempi rimarrà il trionfalismo con cui l'Occidente ha varcato la soglia del terzo millennio prefigurando, in virtù della globalizzazione, l'avvento di un'epoca di benessere planetario. Salvo scoprire, dopo qualche passo, che il pianeta rischia l'estinzione, la povertà si sta estendendo a macchia d'olio, la rabbia fa fermentare ovunque il terrorismo e il faro della civiltà occidentale - gli Stati Uniti - sono invisi a gran parte del mondo e, per conto loro, ce la mettono tutta, continuando ad inquinare il pianeta e a progettare guerre di "liberazione", ad attizzare quell'odio.

15) Ne segnalo una di un certo interesse. Uno psicoterapeuta americano, Bruce E. Levine, che fa parte di un'associazione che si batte da anni contro l'accanimento medico e psichiatrico nei confronti dei disturbi mentali, ha pubblicato un libro (Commonsense rebellion) la cui tesi centrale è che l'epidemia di disturbi mentali che affligge gli Stati Uniti "è soltanto il segnale di una rivolta latente" o, più precisamente, "una risposta a una società sempre più impersonale e coercitiva". Dall'establishment psichiatrico, che è riuscito a imporre l'uso degli psicofarmaci al 25% della popolazione americana, Levine è ritenuto semplicemente un rompiscatole, che manipola i dati scientifici alla luce della sua avversione ideologica nei confronti del sistema. Certo, accettare che un sistema socioculturale come quello statunitense, il quale si fregia di essere democratico e totalmente rivolto a valorizzare la libertà e la personalità individuale, sia in realtà, sotterraneamente, normativo, repressivo e anonimizzante, è un po' duro per il senso comune. Il problema è che, rispetto a qualche decennio fa, quando le stesse cose le sostenevano i rappresentanti della scuola di Francoforte, la società statunitense è piuttosto peggiorata che non migliorata.

16) L'affermazione può apparire drastica, ma, per fortuna, non è mia. L'ha utilizzata nel dicembre del 1998 uno psichiatra statunitense, Loren R. Mosher, in una lettera di dimissione dall'APA (American Psychiatric Association) che è un vibrante atto di accusa contro la gestione corrente dello SMT, incentrato per l'appunto sullo spaccio dei farmaci. Mosher non ha peli sulla lingua. L'atto di accusa, che vale, pari pari, per la situazione italiana, implica il fatto che la maggioranza degli psichiatri sono agenti pubblicitari, ampiamente remunerati, delle industrie farmaceutiche.

Gli psicofarmaci in sé e per sé non sono una brutta cosa. Se uno è ansioso, non dorme, si sente avvilito e spento, sente e vede qualcosa che gli altri non sentono e non vedono, qualche aiuto lo danno. Alleviano la tensione, consentono di dormire almeno un po’, tirano su, respingono (talvolta) le allucinazioni al loro posto, che è la notte e il sogno. Di più non possono fare perché lo SMT è impastato di memorie, delusioni, frustrazioni, rabbie, nostalgie, rimpianti, paure, sensi di colpa, pregiudizi, ecc. Tutta roba troppo dannatamente umana per potere essere estirpata dalle sostanze chimiche.

Il problema è che gli psicofarmaci sono prodotti dalle case farmaceutiche e queste, come tutte le industrie, tengono molto alla valorizzazione del capitale, vale a dire al consumo che assicura il profitto. Dato che gli psicofarmaci non sono attraenti come i capi griffati e i telefonini, le industrie farmaceutiche hanno il problema di renderli appetibili. Direttamente, in rapporto ai consumatori, la cosa non è possibile perché l’autoprescrizione non è ammessa. Si tratta dunque di ‘sensibilizzare’ coloro che li prescrivono, psichiatri e medici di base. La sensibilizzazione è un gioco da ragazzi. Basta ungere le ruote e, oggi, da parecchi professionisti si ottiene tutto. La strategia naturalmente è soft quanto basta per sfuggire ai tribunali.

Le cose vanno così. Una casa farmaceutica sperimenta una sostanza chimica su delle povere bestiole e vede se quelle si rincoglioniscono o si eccitano. Riscontrato l’effetto sul sistema nervoso, si tratta di sperimentarla sull’uomo. Ci si rivolge naturalmente alle cliniche universitarie per ottenere il placeat. Sulla carta, la possibilità che la sperimentazione giunga a dire che quella sostanza non vale a nulla o addirittura che è pericolosa sussiste. In tale caso, l’industria farmaceutica iscrive nel suo bilancio negativo i capitali investiti nella ricerca (di solito qualche miliardo). Come scongiurare questa possibilità? E’ l’uovo di Colombo. Basta ungere un po’ gli sperimentatori, che già sono predisposti per conto loro perché sulla sperimentazione ci campano. Non si tratta di una bieca corruzione. L’industria è semplicemente prodiga. Sponsorizza le ricerche, le pubblicazioni, i congressi (che si svolgono sempre in amene località e in alberghi di lusso), i viaggi di lavoro, e, se si riesce a lasciare a casa la moglie, fors’anche qualche vizietto privato. In questo modo dal cilindro della sperimentazione esce sempre il coniglio della certificazione che lancia sul mercato un farmaco che vale più degli altri. E non è finita. In rapporto alle prescrizioni, fatte in nome di Ippocrate, gli psichiatri e anche i medici di base ricevono dei gadgets più o meno consistenti, adeguati al loro impegno terapeutico.

Il meccanismo è un po’ perverso, ma il gioco vale la candela. Il mercato, tramite i sensali (gli psichiatri), domanda e l’industria risponde. Ci guadagnano tutti, e i pazienti possono avvalersi dei progressi scientifici. Qualche rischio però c’è, per via del fatto che i capitali, una volta investiti, il ritorno lo esigono per forza. Così capita che delle sostanze chimiche scoperte una quindicina d’anni fa e non messe sul mercato per via di effetti collaterali potenzialmente gravi, sono state tenute in naftalina giusto il tempo di vedere come andava il mercato. Via via che la domanda è aumentata, e il budget farmacologico è divenuto appetibile, quelle sostanze, grazie a nuove sperimentazioni prezzolate che ne hanno esaltato le qualità e minimizzato la nocività, sono state commercializzate. Ce n’è per esempio una sul mercato, che va per la maggiore e serve a curare chi dà i numeri, che ha una mortalità dello 0,2 % dei pazienti. A mali estremi – dicono gli psichiatri – estremi rimedi. Se la domanda continua a tirare c’è il rischio che nelle farmacie si spaccino tra poco psicofarmaci più pericolosi dell’ecstasy.

17) Un esempio tra tanti è l'intervista ad uno psicologo, pubblicata subito dopo ferragosto su di un quotidiano nazionale, sul tema della sindrome del rientro dalle vacanze (insonnia, irritabilità, cefalea, depressione e via dicendo), la cui diffusione attesta che la vita quotidiana, soprattutto per quanto riguarda il lavoro, è un incubo. Macché! Lo specialista sostiene che essa dipende da una valutazione errata da parte dei soggetti danno della loro condizione, che porta a drammatizzare gli aspetti negativi e a misconoscere quelli positivi. Il pensiero positivo, vale a dire il vedere la bottiglia piena anche se in essa è rimasta appena una sgocciolatura, è la ricettina che, ormai da anni, gli psicologi cognitivisti ammanniscono alla gente. Il contrario di quello che serve veramente: il pensiero criticamente.

18) E' così in tutti i paesi dell'Occidente da venti anni a questa parte, da quando ha cominciato a spirare il vento della restaurazione liberista. In Italia, poi, è ancora peggio per via di un governo ossessivamente impegnato a risolvere i problemi della giustizia. Giustizia sociale, redistribuzione del reddito, sussidi ai poveri e ai disoccupati? Macchè! quella è roba da comunisti. L'ossessione riguarda il codice penale, che interessa, per fortuna, una minoranza esigua di cittadini, malauguratamente cospicuamente rappresentata nelle file della maggioranza parlamentare. Lo stesso governo tratta l'opposizione e i movimenti che lo contestano con una tracotanza e un disprezzo inusitati in qualunque paese democratico. Attraverso il monopolio sui mass- media, e in particolare sulla televisione e l'editoria, si cerca poi di omologare l'opinione pubblica sui valori stantii della patria, della bandiera, addirittura della razza, e di spingerla, contro l'evidenza delle cose, a pensare che tutto va per il meglio.

19) Guarire la vita è il titolo, straordinariamente suggestivo, di un libro scritto trent'anni fa da un antipsichiatra francese, Roger Gentis. Non si tratta di un capolavoro, ma, leggendolo oggi, si ha la misura netta del degrado cui è andato incontro il pensiero psichiatrico negli ultimi anni. Che poi pensiero non è, bensì la ripetizione stantia di alcuni luoghi comuni (tipo: la depressione è una malattia biologica come il diabete).

20) Negli ultimi anni, ho conosciuto un numero rilevante di persone adulte che i tragitti di autoconoscenza offerti dal mercato li hanno fatti proprio tutti senza riuscire, dopo avere speso delle cifre imponenti, a venire a capo del loro disagio e, quel ch'è peggio, senza avere capito niente di sé e del mondo. Il problema è che quei tragitti sono organizzati in maniera tale che le persone rimangano dentro il circuito di una ricerca della Verità che, con la maiuscola, non esiste.

21) K. Marx in Per la critica della filosofia del diritto di Hegel. Lui ha tentato in tutti i modi, senza, finora almeno, esserci riuscito.