Introduzione

L’intento di questo sito è di promuovere il superamento della teoria e della pratica psichiatrica correnti che, sulla base di un riduzionismo biologico il quale identifica tout-court nei sintomi psicopatologici l’espressione di una malattia del cervello, restaurano la nefasta ideologia che in passato ha dato luogo all’esperienza manicomiale.

Nell’immediato il pericolo legato alla neopsichiatria non è la riapertura dei manicomi, resa impossibile dal fatto che, con tutti i suoi limiti, la legge 180 rappresenta internazionalmente un fiore all’occhiello della legislazione e della cultura italiana, bensì la psichiatrizzazione della società, vale a dire la riconduzione di tutta la vasta e crescente area del disagio psichico nell’ambito di una patologia medica che solo gli specialisti possono affrontare e curare.

Questo progetto, che non è stato delineato a tavolino da nessuno in particolare, è maturato in conseguenza del confluire di vari fattori:

Il progetto neopsichiatrico va contrastato e sormontato perché:

Il superamento della neopsichiatria non può ovviamente avvenire d'emblée. I suoi presupposti, infatti, oltre ad essere condivisi, in buona o cattiva fede, dalla maggioranza degli psichiatri, appaiono oggi profondamente radicati nell'opinione pubblica. Per giungere ad una nuova scienza dell'uomo e dei fatti umani, vale a dire ad una panantropologia, che riconosca i fenomeni di disagio psichico come un suo settore, occorrerà procedere a tappe sul piano culturale, sociale e politico. La prima tappa, di ordine culturale, è rappresentata da una critica dell'ideologia psichiatrica che ne denunci le carenze e le mistificazioni e opponga ad essa un modello interpretativo alternativo. Tale tappa si può definire, almeno provvisoriamente, col termine di metapsichiatria.

La metapsichiatria è una nuova scienza della salute e del disagio mentale che tenta di dare ai fenomeni psicopatologici una dignità che è negata sia dal ridurli tout-court ad una malattia medica o ad una disfunzione genetica sia dall'analizzarli psicologicamente come eventi individuali o privati. Di fatto il disagio psichico è un dramma per chi lo vive e per coloro che lo circondano, ma la psicopatologia non può ridursi ad una somma di casi individuali. Essa, preso atto dell'incidenza sociologica del disagio psichico, deve cercare spiegazioni più complesse. Non si tratta di sociologizzare il disagio psichico né di coinvolgere in una sterile denuncia il sistema sociale: Si tratta piuttosto di capire come e perché un essere programmato per sviluppare il suo essere sul duplice registro della socialità e dell'individualità giunga a sacrificare uno dei due registri, esibendo un iperadattamento o un disadattamento. Le spiegazioni biologiche e quelle psicologiche appaiono, a tal fine, del tutto inadeguate.

La metapsichiatria si fonda sul presupposto per cui le esperienze di disagio psichico, nonostante la diversità dei soggetti e delle loro carriere di vita, si articolano su di un "basso continuo" che fa capo alla doppia natura dell'essere umano: essere sociale per un verso, e dunque bisognoso di appartenere ad un gruppo sociale, di condividerne i valori culturali e di raggiungere un certo grado di integrazione sociale, e per un altro dotato di una vocazione ad essere personale che implica la consapevolezza di un'identità distinta da tutti gli altri e il riferimento a diritti individuali inalienabili (pari dignità, libertà). Su questo basso continuo, che implica anche una grande varietà genetica dei corredi individuali, si organizzano, in virtù delle interazioni con l'ambiente, i conflitti psicodinamici, le cui diverse espressioni fanno capo a variabili genetiche, soggettive, intersoggettive, ambientali e socio-culturali.

In conseguenza di questi assunti, la metapsichiatria ritiene che la comprensione dei conflitti psicodinamici sia di pertinenza psicopatologica, mentre la spiegazione dei conflitti postula il ricorso ad un'attrezzatura culturale molto più ampia rispetto a quella di cui dispongono in media gli psichiatri. Una nuova scienza del disagio psichico comporta dunque una formazione interdisciplinare incompatibile con l'attuale definizione della psichiatria come specializzazione medica.

La sezione si articola in quattro sottosezioni.

La prima è dedicata alla ricostruzione della storia della psichiatria, al dibattito tra psichiatria e antipsichiatria, e alla necessità di procedere verso un superamento dialettico di questo dibattito in una direzione metapsichiatrica.

La seconda riporta una serie di articoli sulla prevenzione psichiatrica, che non potrà mai realizzarsi compiutamente se non nel nome di un cambiamento paradigmatico.

La terza espone il progetto di un dipartimento universitario di Scienze della salute e del disagio psichico. Per quanto, oggi, una proposta del genere, che scavalcherebbe la Facoltà di Psicologia e scorporerebbe la psicopatologia dall'abbraccio esiziale con la medicina, si possa ritenere avveniristica, ho pochi dubbi che, nel corso del tempo, essa è destinata ad imporsi per forza di cose.

All'esposizione del Progetto segue l'abbozzo di un saggio che tenta di porre in luce l'importanza dei fattori storico-sociali e culturali in rapporto ad alcune aree psicopatologiche (infanzia, adolescenza, terza età, condizioni lavorative, status sociale, ecc.). Il saggio, che è una silloge di articoli scritti in periodi diversi, non ha una forma compiuta e, forse, non l'avrà mai. Anche allo stato di abbozzo esso, comunque, fornisce molteplici spunti di riflessione.

La quarta sottosezione avvia la formulazione di una nuova disciplina - la panantropologia - il cui intento è di pervenire, attraverso l'integrazione di tutti i saperi inerenti l'uomo e i fatti umani, ad un modello comune di riferimento per tutte le scienze umane e sociali. Si tratta, ovviamente, di una linea di ricerca che, sinceramente, non so se e quando potrà arrivare ad un risultato consistente.