4. La deformazione nel sogno

Se continuo ad asserire che il significato di ogni sogno è la soddisfazione di un desiderio, cioè che non esistono altri sogni oltre a quelli di desiderio, sono sicuro a priori che incontrerò la più categorica opposizione.

«Non c'è niente di nuovo», mi si dirà, «nell'idea che alcuni sogni devono essere considerati come soddisfazioni di desideri, gli studiosi lo hanno notato da tanto tempo. Vedi Radestock, Volkelt, Purkinje, Tissié, Simon (sui sogni della fame del barone Trenck quando era prigioniero), e un brano di Griesinger. (Uno scrittore antico quale Plotino, i! neoplatonico, dice, secondo la citazione di Du Prel: «Quando si destano i nostri desideri, viene la fantasia e ci presenta gli oggetti di quei desideri».)

Ma l'asserire che non ci sono altri sogni oltre a quelli di desiderio è un'ulteriore generalizzazione ingiustificata, anche se per fortuna si può facilmente confutare. Dopotutto esistono moltissimi sogni dal contenuto assai doloroso, senza alcun segno di soddisfazione di un desiderio. Eduard von Hartmann, il filosofo del pessimismo, è probabilmente la persona più lontana dalla teoria della soddisfazione di desiderio. Nella Philosophie des Unbewussten, egli scrive: "Quando poi si tratta di sogni, tutte le noie della vita da svegli vengono trasportate nello stato di sonno; l'unica cosa che manca è ciò che può entro certi limiti riconciliare l'uomo colto alla vita, il godimento scientifico e artistico...". Ma anche degli osservatori più concilianti hanno asserito che nei sogni il dolore e il dispiacere sono più comuni del piacere: per esempio, Scholz, Volkelt e altri. Anzi, due signore, Florence Hallam e Sarah Weed, basandosi sullo studio dei propri sogni, hanno dato un'espressione statistica alla preponderanza del dispiacere nel sognare. Secondo loro, il 57,2% dei sogni è "sgradevole" e solo il 28,6% è "piacevole". E oltre a questi sogni, che trasportano nel sonno le varie emozioni penose della vita, ci sono i sogni di angoscia, nei quali le più orribili sensazioni spiacevoli ci trattengono in una morsa finché ci svegliano. E le più comuni vittime di questi sogni d'angoscia sono proprio i bambini, i cui sogni sono stati descritti come manifeste soddisfazioni di desideri».

Sembra in effetti contraddittorio che i sogni di angoscia ammettano la generalizzazione dei sogni come appagamenti di desideri; anzi rendono assurda tale affermazione.

Tuttavia non è difficile affrontare queste obiezioni apparentemente definitive. Basta tenere presente che la mia teoria non si basa sulla valutazione del contenuto manifesto del sogno, ma si riferisce ai pensieri che si rivelano attraverso il lavoro di interpretazione, come celati dietro il sogno. Bisogna contrapporre il contenuto manifesto e il contenuto latente del sogno. È fuori dubbio che ci siano dei sogni il cui contenuto manifesto è estremamente penoso. Ma c'è stato chi ha cercato di interpretare tali sogni, di svelare i pensieri dietro di essi? Se la risposta è negativa, allora le due obiezioni sollevate contro la mia teoria non hanno fondamento: sussiste la possibilità che i sogni penosi e i sogni di angoscia, una volta interpretati, si rivelino appagamenti di desideri. (E' incredibile con quale ostinazione i lettori e i critici di questo libro trascurino questa considerazione e ignorino la distinzione fondamentale tra il contenuto latente e il contenuto manifesto del sogno. D'altra parte, nulla nella letteratura sull'argomento si avvicina tanto alla mia ipotesi quanto un brano del saggio di James Sully, The dream as a revelation. Il fatto che io lo citi solo ora per la prima volta non è un segno di denigrazione: «Sembra dopo tutto che i sogni non siano delle assurdità totali, come è stato dichiarato da voci autorevoli, quali Chaucer, Shakespeare e Milton. Le aggregazioni caotiche della nostra fantasia notturna hanno un significato e comunicano nuove conoscenze. Come qualche lettera cifrata, l'iscrizione del sogno, una volta attentamente esaminata, perde il suo primo aspetto di discorso confuso per assumere l'aspetto di un messaggio serio e comprensibile. O, per variare leggermente il paragone, possiamo dire che, come un palinsesto, il sogno racchiude sotto i suoi caratteri superficiali privi di valore le tracce di un'antica e preziosa comunicazione»).

Quando, nel corso di un lavoro scientifico, ci si trova di fronte ad un problema difficile da risolvere, è spesso un buon sistema quello di aggiungere all'originale un secondo problema, proprio come è più facile schiacciare due noci insieme piuttosto che separatamente. Quindi non ci troviamo solo di fronte alla domanda: «Come possono i sogni penosi e i sogni di angoscia essere soddisfazioni di desideri?»; tramite le nostre riflessioni possiamo aggiungere una seconda domanda: «Perché i sogni di contenuto indifferente, che si rivelano poi appagamenti di desideri, non esprimono apertamente il loro significato?». Prendiamo, per esempio, il sogno dell'iniezione a Irma, del quale ho trattato così ampiamente. Non era assolutamente un sogno di natura spiacevole e l'interpretazione lo ha mostrato come un esempio evidente di soddisfazione di un desiderio. Ma poi, perché aveva bisogno di un'interpretazione? Perché non esprimeva direttamente il suo significato? A prima vista il sogno dell'iniezione a Irma non dava l'impressione di rappresentare un desiderio soddisfatto del sognatore. I miei lettori non avranno avuto questa impressione e neanche io, prima di concludere l'analisi. Chiamiamo questo comportamento dei sogni, che ha tanto bisogno di spiegazione, «fenomeno della deformazione nei sogni». Quindi il nostro secondo problema è: qual è l'origine di tale deformazione?

Ci possono subito venire in mente molte possibili soluzioni: come, per esempio, che durante il sonno esiste una certa incapacità ad esprimere direttamente i pensieri del sogno. Ma l'analisi di determinati sogni ci spinge a spiegare diversamente questa deformazione onirica. Proporrò come esempio un altro mio sogno; ancora una volta ciò mi costringerà a fare delle indiscrezioni, ma il mio sacrificio personale verrà compensato dalla completa delucidazione del problema.

Premessa - Nella primavera del 1897 appresi che due professori della nostra università mi avevano proposto per la nomina a professore straordinario. La notizia mi sorprese e mi rese felice, poiché implicava un riconoscimento da parte di uomini eccelsi, che non poteva essere ricondotto a considerazioni di carattere personale. Ma mi ammonii subito che non dovevo farmi troppe illusioni. Durante gli anni precedenti, il Ministero non aveva preso in considerazione quel genere di proposte; parecchi miei colleghi più anziani di me e di merito almeno pari al mio avevano atteso invano la nomina. Non avevo ragione di credere che sarei stato più fortunato. Decisi quindi di andare incontro al futuro con rassegnazione. Mi sembrava di non essere un ambizioso; esercitavo la mia professione con risultati soddisfacenti anche senza i vantaggi di un titolo. Inoltre non era il caso di dichiarare se l'uva fosse dolce o aspra, poiché pendeva senza dubbio troppo in alto.

Una sera mi venne a trovare un amico, uno di quegli uomini il cui esempio era stato per me un ammonimento. Per un tempo considerevole era stato candidato alla promozione a professore, titolo questo che trasforma chi lo detiene in un semidio di fronte ai suoi pazienti. Meno rassegnato di me, comunque, si presentava di tanto in tanto agli uffici del Ministero, con il proposito di far avanzare la sua pratica. Aveva fatto una di queste visite proprio prima di venirmi a trovare. Mi raccontò che in quell'occasione aveva preso in disparte il funzionario zelante e gli aveva chiesto direttamente se il ritardo della sua nomina non fosse per caso dovuto a motivi confessionali. La risposta era stata che, in considerazione dell'attuale stato di cose, era senza dubbio vero che, per il momento, Sua Eccellenza non era in condizione ecc. «Almeno ora so a che punto sono», aveva concluso il mio amico. Questa non era una novità per me, ma mi induceva a rafforzare il mio proposito di rassegnazione; infatti gli stessi motivi confessionali si applicavano al mio caso.

La mattina dopo questa visita feci il seguente sogno, notevole fra l'altro per la sua forma. Consisteva in due pensieri e due immagini, dove ogni pensiero si alternava ad una immagine. Qui riferirò comunque solo la prima metà dei sogno, poiché l'altra non ha alcuna relazione con lo scopo che mi induce a descrivere il sogno.

1. Il mio amico R. era mio zio. Io sentivo molto affetto per lui.

2. Vidi davanti a me il suo viso, un po' cambiato. Era come se si fosse allungato. La barba gialla che lo circondava spiccava particolarmente chiara.

Poi seguivano le altre due parti che tralascerò, cioè un nuovo pensiero seguito da un'immagine. L'interpretazione del sogno si svolse come segue. Quando, durante il corso della mattinata, mi venne in mente il sogno, risi forte e dissi: «È assurdo! ». Ma esso rifiutò di andarsene e mi seguì per tutto il giorno, finché a sera inoltrata cominciai a rimproverarmi: «Se uno dei tuoi pazienti durante l'interpretazione di un sogno non riuscisse a far notare altro che la sua assurdità, tu lo rimprovereresti e avresti il sospetto dell'esistenza di una storia spiacevole dietro il sogno e della reticenza del paziente a diventarne consapevole. Cura te stesso allo stesso modo. La tua convinzione che il sogno sia un'assurdità significa solo che c'è in te una resistenza interna contro l'interpretazione. Non farti trattenere». Così mi accinsi all'interpretazione.

R. era mio zio. Che cosa poteva significare? Ho sempre avuto un solo zio, lo zio Giuseppe. (E' sorprendente il modo in cui la mia memoria, la mia memoria da sveglio, si restrinse a questo punto per gli scopi dell'analisi. In realtà io ho conosciuto cinque zii ed ho amato e stimato uno di essi. Ma nel momento in cui superai la mia resistenza a interpretare il sogno, dissi a me stesso che non avevo avuto che un solo zio, quello cui il sogno si riferiva). Una triste storia era collegata a lui: una volta, più di trenta anni prima, nella sua smania di far denaro, si lasciò coinvolgere in un affare severamente proibito dalla legge, e infatti ne fu punito. Mio padre, i cui capelli in pochi giorni divennero grigi per il dolore, diceva sempre che lo zio Giuseppe non era un uomo cattivo, ma solo un semplicione; queste erano le sue parole. Cosicché, se il mio amico R. era mio zio Giuseppe, quello che volevo dire era che R. era un semplicione. Difficile da credersi e piuttosto spiacevole! Ma c'era il viso che avevo visto nel sogno, con i lineamenti allungati e la barba gialla. In realtà mio zio aveva un viso come quello, allungato e incorniciato da una bella barba bionda. Il mio amico R. in origine era molto bruno; ma quando le persone dai capelli neri cominciano a incanutire, pagano per lo splendore della giovinezza. Pelo per pelo, la loro barba nera subisce una spiacevole trasformazione di colori: prima diventa di un marrone rossastro, poi di un marrone giallognolo ed infine di un grigio definito. La barba del mio amico R. stava allora attraversando questo stadio, e così anche la mia, notai irritato. La faccia che avevo visto nel sogno era nello stesso tempo del mio amico R. e di mio zio. Era come una delle fotografie sovrapposte di Galton. (Per scoprire rassomiglianze di famiglia, Galton era solito fotografare diversi visi sulla stessa lastra). Perciò non c'era dubbio che io volessi veramente dire che il mio amico R. era un semplicione, come mio zio Giuseppe.

Non avevo ancora la minima idea di quale potesse essere il fine di questo confronto, contro il quale continuavo a combattere. Ma non andai molto lontano, dopotutto, poiché mio zio era un delinquente, mentre il mio amico R. era incensurato... tranne una multa per aver investito un bambino con la sua bicicletta. Potevo pensare a questo reato? Ciò avrebbe reso ridicolo il confronto. A questo punto mi ricordai di un'altra conversazione avuta pochi giorni prima con un altro collega, N., ed ora ricordavo che verteva sullo stesso argomento.

Avevo incontrato N. per la strada. Anche lui era stato proposto per la nomina a professore. Era venuto a sapere dell'onore che mi era concesso e mi aveva fatto le sue congratulazioni; ma senza esitazione avevo rifiutato di accettarle. «Tu sei l'ultima persona», avevo detto, «che dovrebbe scherzare in questo modo perché sai per esperienza personale quanto valga una simile proposta». «Chi lo può dire?», sembrava che ironizzasse, «c'è qualcosa di preciso contro di me. Non sai che una volta una donna ha iniziato un procedimento legale contro di me? Non c'è bisogno di dirti che l'istruttoria fu sospesa. Era stato un volgare tentativo di ricatto; ed ebbi grandissime difficoltà nel salvare quella donna dalle conseguenze giudiziarie. M. forse potrebbe usare questa al Ministero come una scusa per non nominarmi. Tu invece sei incensurato». Questo mi diceva chi era il delinquente e mi mostrava nello stesso tempo come doveva essere interpretato il sogno e quale era il suo scopo. Mio zio Giuseppe rappresentava i miei due colleghi che non erano stati nominati professori, l'uno in quanto semplicione, l'altro in quanto delinquente. Adesso comprendevo anche perché venivano rappresentati sotto questa luce. Se la nomina dei miei amici R. e N. fosse stata rimandata per motivi «confessionali», anche la mia nomina sarebbe rimasta incerta; se invece potevo attribuire l'insuccesso dei miei amici ad altre ragioni che non fossero applicabili alla mia persona, le mie speranze sarebbero rimaste inalterate.

Questo era dunque il procedimento adottato dal sogno: esso rendeva uno dei due, R., un semplicione e l'altro, N., un delinquente, mentre io non ero né l'uno né l'altro; in tal modo non avevamo più niente in comune, io potevo godere della prospettiva della nomina a professore ed evitare di trarre la triste conclusione che quanto era stato detto ad R. dall'alto funzionario era ugualmente applicato a me. Ma mi sentii obbligato a proseguire ulteriormente nell'interpretazione del sogno; non mi sembrava di averla sviluppata in modo soddisfacente. Ero ancora imbarazzato per la leggerezza con la quale avevo degradato i miei stimati colleghi, solo per aprirmi la via della nomina a professore. L'insoddisfazione per la mia condotta è però diminuita da quando mi sono reso conto dell'importanza da attribuire alle espressioni usate nei sogni. Sicuramente negherei di aver pensato davvero che R. fosse un semplicione e di aver dubitato che il racconto del ricatto, fattomi da N., fosse vero. Né credevo davvero che Irma fosse gravemente ammalata a causa dell'iniezione di propile fattale da Otto. In entrambi i casi i miei sogni avevano solo espresso il desiderio che fosse così. L'affermazione attraverso la quale si realizzava il mio desiderio era meno assurda nell'ultimo sogno che nel primo; si serviva infatti più intelligentemente di fatti reali nella sua costruzione, come una diffamazione ben congegnata di quelle che fanno pensare alla gente che «c'è qualcosa di vero». Infatti uno dei professori della sua facoltà aveva votato contro il mio amico R. e lo stesso mio amico N. mi aveva ingenuamente fornito il materiale per la denigrazione. Tuttavia, ripeto, mi sembrava che il sogno richiedesse ulteriori spiegazioni.

Allora mi ricordai che c'era un'altra parte del sogno che non era ancora stata affatto interpretata. Dopo aver pensato che R. fosse mio zio, avevo avuto un sentimento di caldo affetto per lui nel sogno. A cosa era dovuto quel sentimento? Naturalmente non avevo mai provato affetto per mio zio Giuseppe. Ero affezionato al mio amico R. e lo stimavo da tanti anni, ma se fossi andato da lui e gli avessi espresso i sentimenti provati nel sogno si sarebbe senza dubbio meravigliato.

Il mio affetto per lui mi sembrava falso ed esagerato, come il giudizio sulle sue qualità intellettuali che avevo espresso mediante la fusione della sua personalità con quella di mio zio, anche se lì la mia esagerazione era in senso opposto. Ma le cose cominciarono a chiarirsi. L'affetto del sogno non apparteneva al contenuto latente, ai pensieri celati dietro al sogno, ma sorgeva in contrasto, proprio per nascondere la vera interpretazione del sogno. E probabilmente questa era proprio la sua ragione di essere. Mi ricordai della mia resistenza nell'intraprendere l'interpretazione del sogno, di come avessi dichiarato che il sogno era una mera assurdità. I miei trattamenti psicoanalitici mi hanno insegnato che un rifiuto di quel genere non ha valore come giudizio, ma semplicemente come espressione di un'emozione. Se mia figlia non vuole una mela che le viene offerta, afferma che è amara, senza averla assaggiata. Se i miei pazienti si comportano come la bambina, so che si tratta di una rappresentazione che essi vogliono rimuovere. Lo stesso valeva per il mio sogno.

Io non volevo interpretarlo, perché l'interpretazione conteneva qualcosa cui mi ribellavo. Quando portai a termine l'interpretazione, compresi a cosa mi ero opposto: principalmente all'affermazione che R. fosse un semplicione. L'affetto che provavo per R. non poteva provenire dai pensieri latenti del sogno, ma senza dubbio derivava da questa mia lotta interiore. Se sotto questo aspetto il mio sogno era deformato dal contenuto latente, deformato nel suo opposto, allora l'affetto che era manifesto nel sogno serviva allo scopo di questa deformazione. In altre parole, la deformazione era in questo caso voluta ed era un mezzo di dissimulazione. I miei pensieri nel sogno contenevano una diffamazione contro R. e, perché io non me ne accorgessi, ciò che appariva nel sogno era l'opposto, cioè un sentimento di affetto per lui.

Questa potrebbe essere una scoperta di validità generale. E' vero che ci sono dei sogni, secondo gli esempi citati nel Capitolo III, che sono palesi appagamenti di desideri. Ma nei casi in cui non si può riconoscere la soddisfazione del desiderio, dove questo è mascherato, ci deve essere stato un atteggiamento di difesa contro di esso: e proprio per questa difesa il desiderio non si è potuto esprimere se non in una forma distorta. Cercherò di trovare un parallelo sociale a questo fenomeno interiore della mente. Dove si può trovare una simile deformazione di un atto psichico nella vita sociale? Solo dove ci sono due persone una delle quali possiede un certo grado di autorità di cui l'altra deve tener conto. In tal caso la seconda persona deformerà i propri atti psichici o, come potremmo dire, dissimulerà. La cortesia che uso ogni giorno è in gran parte una dissimulazione di questo tipo; e quando interpreto i miei sogni per i lettori sono costretto ad adottare simili deformazioni. Il poeta si lamenta della necessità di queste deformazioni con le parole:

Dopo tutto, il meglio di quanto puoi sapere,

Ai tuoi alunni non lo puoi dire.

Lo scrittore politico si trova di fronte ad una difficoltà analoga, quando deve dire delle verità sgradevoli a coloro che detengono il potere. Se egli le presenta apertamente, le autorità reprimeranno le sue parole in seguito, se si trattava di un discorso orale, preventivamente, se egli intendeva stamparle. Lo scrittore deve essere consapevole della censura e di conseguenza moderare o deformare l'espressione della sua opinione. A seconda della forza e della sensibilità della censura, egli si trova costretto o ad astenersi del tutto da certe forme di attacco, o a parlare per allusioni in luogo di riferimenti diretti, a nascondere il suo scandaloso messaggio dietro una maschera apparentemente innocente: per esempio, può descrivere la controversia tra due Mandarini nel Regno Centrale, mentre ha in mente i funzionari del suo paese. Quanto più severa è la censura, tanto più estesa sarà la maschera e tanto più ingegnosi saranno i mezzi impiegati per instradare il lettore verso il vero significato. (La dottoressa H. von Hug Hellmuth ha raccontato un sogno che è forse più adatto di qualsiasi altro a giustificare la mia scelta di questo termine (censura). In questo esempio la deformazione del sogno ha adottato gli stessi metodi della censura postale per eliminare i brani opinabili. La censura postale annerisce tali brani per renderli illegibili, la censura del sogno li sostituisce con un mormorio incomprensibile.

Per rendere questo scopo chiaro, devo spiegare che la sognatrice, una signora colta e molto stimata, aveva cinquant'anni. Era la vedova di un ufficiale di alto rango, che era morto circa dodici anni prima, ed era madre di figli adulti, uno dei quali era al fronte al tempo del sogno.

Ed ecco il sogno dei «servizi d'amore» in tempo di guerra. «La paziente andò all'Ospedale di guarnigione N. 1 e disse alla sentinella al cancello che doveva parlare con l'ufficiale medico (e pronunciò un nome che le era sconosciuto), poiché voleva prestare servizio volontario all'ospedale. Pronunciò la parola «servizio» in modo tale che l'altro comprese subito che voleva dire «servizi d'amore». Poiché era una signora anziana, dopo qualche esitazione la lasciò passare. Tuttavia, invece di raggiungere l'ufficiale medico, arrivò in una grande sala oscura dove c'erano molti ufficiali e medici militari, in piedi o seduti intorno ad un lungo tavolo. Si avvicinò ad un medico della direzione facendogli la sua offerta, e quello comprese a volo. Nel sogno il discorso testuale era: «Io e molte altre donne e ragazze di Vienna siamo pronte a ... », a questo punto nel sogno le sue parole erano diventate un mormorio, «... per le truppe ufficiali o altri gradi, senza distinzione». Ella si accorse dalle espressioni sui volti degli ufficiali, in parte imbarazzate e in parte maliziose, che tutti avevano compreso esattamente ciò che voleva dire. La signora continuò: «Mi rendo conto che la nostra decisione deve sembrare strana, ma parliamo con triste serietà. Nessuno chiede ad un soldato al fronte se desidera morire o meno». Per qualche istante seguì un silenzio imbarazzato. Il medico pose il suo braccio attorno alla vita di lei e disse: «Supponiamo, signora che si arrivasse effettivamente a... (mormorio)». Ella si divincolò da lui, pensando: «E proprio come tutti gli altri», e rispose: «Santo cielo, io sono una donna anziana e forse non arriverei mai a tanto. Inoltre, c'è una condizione che deve venir osservata: si deve rispettare l'età. Non deve mai accadere che una donna anziana... (mormorio)... un ragazzo. Sarebbe terribile». «Capisco perfettamente», rispose il medico. Alcuni ufficiali, e tra di essi uno che l'aveva corteggiata in gioventù, risero forte. La signora chiese allora di essere accompagnata dall'ufficiale medico che conosceva, perché si chiarisse la faccenda; ma scoprì costernata che non riusciva a ricordarne il nome. Tuttavia il medico capo con gentilezza e rispetto le indicò la via per andare al secondo piano, su per una stretta scala a chiocciola di ferro che conduceva direttamente dalla stanza ai piani superiori dell'edifìcio. Mentre saliva, udì un ufficiale dire: «È una decisione tremenda da prendere, che sia una donna giovane o vecchia! È stata splendida!». Pensando che stava semplicemente facendo il suo dovere, salì una scala interminabile.

Il sogno sì è ripetuto due volte nel corso di poche settimane con mutamenti del tutto insignificanti, come osservò la signora.)

Il fatto che il fenomeno della censura e quello della deformazione nel sogno coincidano nei minimi particolari giustifica la supposizione che entrambi abbiano un analogo fattore determinante. Possiamo quindi presumere che, nel singolo individuo, i sogni ricevano una forma dall'azione di due forze psichiche (che possiamo anche chiamare correnti o sistemi), una delle quali costruisce il desiderio espresso dal sogno, mentre l'altra esercita una censura su di esso provocando, di conseguenza, una deformazione della sua espressione. Resta da indagare in base a quale potere questo secondo agente possa esercitare la censura. Se teniamo presente che i pensieri latenti del sogno non sono coscienti prima dell'analisi, mentre il suo contenuto manifesto viene ricordato coscientemente, allora sembra plausibile supporre che il privilegio del secondo agente consista nel permettere ai pensieri di diventare coscienti. Sembra che nulla possa raggiungere la coscienza dal primo sistema senza passare per il secondo agente; e questo non lascia passare nulla senza esercitare i suoi diritti e fare delle modifiche che ritiene adatte al pensiero che vuole essere ammesso nella coscienza. Tra l'altro, questo ci permette di formarci una concezione ben determinata dell'intima essenza della coscienza: noi consideriamo il processo del divenire cosciente come uno specifico atto psichico, separato e indipendente dal processo di fissazione e rappresentazione, e consideriamo la coscienza come un organo sensorio che percepisce degli elementi provenienti da un'altra zona. Si può dimostrare che queste concezioni basilari sono assolutamente indispensabili alla psicopatologia. Dobbiamo comunque rimandare un ulteriore sviluppo dell'argomento.

Se si accetta questa rappresentazione delle due forze psichiche e della loro relazione con la coscienza, si può trovare nella vita politica una piena analogia con l'eccezionale affetto nel sogno per il mio amico R., che era stato così diffamato durante l'interpretazione del sogno. Immaginiamo una società nella quale sia in atto una lotta tra il governante, geloso del suo potere, e una opinione pubblica molto attiva. Il popolo è in rivolta contro un funzionario sgradito e chiede la sua destituzione. Ma l'autocrate, per dimostrare che non ha bisogno di seguire la volontà popolare, sceglie quel momento per conferire al funzionario un'alta onorificenza, anche se non ci sarebbe stata alcuna ragione per farlo. Proprio allo stesso modo il mio secondo agente, che regola l'accesso alla coscienza, gratificava l'amico R. con l'esibizione di un affetto eccessivo semplicemente perché gli impulsi del primo sistema, per loro ragioni particolari momentanee, volevano condannarlo come un semplicione. (Non sono rari i sogni ipocriti di questo tipo, sia nel mio caso che presso altre persone. Mentre ero impegnato nell'elaborazione di un certo problema scientifico, fui disturbato per parecchie notti di seguito da un sogno confuso, il cui contenuto era la riconciliazione con un amico che avevo smesso di frequentare molti anni prima. La quarta o quinta volta riuscii infine a comprendere il significato del sogno. Era un invito ad abbandonare gli ultimi residui di riguardo per questa persona e a liberarmene completamente: tutto ciò era stato ipocritamente mascherato con l'opposto. Altrove ho raccontato un «sogno edipico ipocrita», fatto da un uomo, dove gli impulsi ostili e i desideri di morte contenuti nei pensieri del sogno sono stati sostituiti da un affetto manifesto).

Queste considerazioni possono farci credere che dall'interpretazione dei sogni potremmo trarre delle conclusioni riguardo alla struttura del nostro apparato mentale, che abbiamo cercato invano nella filosofìa. Non intendo comunque seguire questa linea di pensiero, ma, chiarito il fenomeno della deformazione, ritornerò al problema dal quale siamo partiti. Ci si chiedeva come i sogni di contenuto spiacevole potessero rivelarsi sogni di desiderio. Ora possiamo comprendere che ciò è possibile, ove si sia verificata la deformazione nel sogno e il contenuto spiacevole serva solo per mascherare qualcosa che si desidera. Tenendo ferma l'esistenza delle due forze psichiche, possiamo ancora dire che questi sogni dolorosi contengono in realtà qualcosa che è spiacevole per il secondo agente, ma che nello stesso tempo soddisfa un desiderio del primo agente. Si tratta di sogni di desiderio nella misura in cui ogni sogno proviene dal primo agente, mentre il rapporto del secondo agente nei confronti del sogno ha carattere difensivo e non creativo. (In seguito troveremo anche casi in cui, al contrario, il sogno esprime un desiderio da parte della seconda istanza). Se ci dovessimo limitare a prendere in considerazione solo i contributi del secondo fattore, non arriveremmo mai alla comprensione dei sogni: tutti gli enigmi che gli autori hanno trovato nei sogni resterebbero privi di soluzione.

Che i sogni abbiano davvero un significato segreto che rappresenta l'adempimento di un desiderio si deve provare mediante l'analisi per ogni caso particolare. Sceglierò dunque qualche sogno dal contenuto spiacevole e cercherò di analizzarlo. Alcuni di essi sono sogni di pazienti isterici e richiedono quindi lunghe premesse e qualche occasionale digressione sui processi psichici caratteristici dell'isteria. Ma non posso evitare questo aggravarsi delle difficoltà nell'esposizione dell'argomento.

Come ho già spiegato, quando intraprendo il trattamento analitico di un paziente psiconevrotico, i suoi sogni diventano inevitabilmente oggetto dei nostri colloqui, nel corso dei quali devo dargli tutte le spiegazioni psicologiche che mi hanno permesso di comprendere i suoi sintomi. Mi devo quindi sottoporre ad una critica spietata, certo non meno severa di quella che mi devo aspettare dai miei colleghi. Ed invariabilmente i miei pazienti negano la mia affermazione che i sogni siano soddisfazioni di desideri. Ecco, dunque, alcuni esempi tratti dal materiale onirico impiegato per dimostrarmi l'evidenza del contrario.

«Lei mi dice sempre che un sogno è un desiderio realizzato», esordì una mia acuta paziente. «Bene, le racconterò un sogno il cui argomento è esattamente l'opposto, un sogno in cui un mio desiderio non viene realizzato. Come può inserirlo nella sua teoria? Ecco il sogno:

«Volevo dare una cena, ma non avevo niente in casa, tranne un po' di salmone affumicato. Pensai di uscire e comprare qualcosa, ma mi ricordai che era domenica pomeriggio e che tutti i negozi erano chiusi. Allora cercai di telefonare a qualche fornitore, ma il telefono era guasto. Perciò dovetti abbandonare l'idea di dare una cena».

Risposi, naturalmente, che l'analisi era l'unico mezzo per decidere sul significato del sogno; tuttavia ammisi che a prima vista sembrava sensato e coerente e appariva l'opposto della realizzazione di un desiderio. «Ma da dove proveniva il materiale del sogno? Come lei sa, lo stimolo di un sogno si trova sempre nei fatti del giorno precedente».

Analisi - Il marito della mia paziente, un onesto e abile macellaio all'ingrosso, le aveva fatto notare il giorno prima che stava diventando troppo corpulento e che intendeva quindi iniziare una cura dimagrante. Intendeva alzarsi presto, fare della ginnastica, seguire una severa dieta e in modo particolare non accettare più inviti a cena. La paziente aggiunse ridendo che il marito, nel luogo dove generalmente pranzava, aveva conosciuto un pittore che aveva insistito per fargli il ritratto, in quanto non aveva mai visto dei lineamenti così espressivi. Il marito, nella sua maniera brusca, aveva risposto che era lusingato, ma che certamente il pittore avrebbe preferito una parte del di dietro di una bella ragazza più di tutto il suo viso.

(Cfr. l'espressione «sedersi davanti al pittore» ( = «posare») con i versi di Goethe:

E se non ha un sedere,

Come può sua eccellenza sedersi?).

Allora era molto innamorata del marito e lo prendeva continuamente in giro. Lo aveva anche pregato di non darle del caviale.

Le chiesi cosa significasse; spiegò che per molto tempo aveva desiderato mangiare un panino al caviale ogni mattina, ma aveva rinunciato a questo lusso. Naturalmente il marito glielo avrebbe fatto avere se solo glielo avesse chiesto. Ma invece gli aveva chiesto di non darle del caviale, per poter continuare a prenderlo in giro.

La spiegazione non mi sembrava convincente. Simili ragioni insufficienti generalmente nascondono dei motivi inconfessati. Esse mi ricordano i pazienti ipnotizzati di Bernheim: quando uno di essi esegue un ordine postipnotico e gli si chiede perché stia agendo in quel modo, invece di dire che non ne ha idea, egli si sente obbligato ad inventare qualche motivo evidentemente insoddisfacente. Senza dubbio questo era vero anche per la mia paziente e il caviale. Mi accorsi che era costretta a crearsi un desiderio insoddisfatto nella vita reale, e il sogno rappresentava la realizzazione di questa rinuncia. Ma perché aveva la necessità di un desiderio insoddisfatto?

Le associazioni che aveva prodotto fino a quel momento non erano sufficienti per interpretare il sogno. La esortai a farne altre. Dopo una breve pausa, che avrebbe potuto corrispondere al superamento di una resistenza, continuò a raccontare che il giorno precedente era andata a trovare un'amica, della quale era gelosa perché il marito la lodava sempre. Fortunatamente però questa amica era molto magra, mentre a suo marito piacevano le donne formose. Le chiesi di cosa avesse parlato questa amica magra. Naturalmente, rispose, del suo desiderio di ingrassare un po'. L'amica le aveva anche chiesto: «Quando ci inviterai di nuovo a cena? Si mangia sempre così bene».

Ora il significato del sogno era chiaro ed io ero in grado di dire alla mia paziente: «È come se lei si fosse detta: "Ma certo! dovrei invitarti a cena a casa mia, in modo che tu diventi più grassa e attiri ancora di più mio marito! Piuttosto, non darò mai più una cena". E il sogno le diceva proprio che non poteva dare una cena e in tal modo soddisfaceva il suo desiderio di non aiutare l'amica a diventare più grassa. Il fatto che si ingrassi partecipando alle cene era subentrato con la decisione di suo marito di non accettare più inviti a cena per ridurre il suo peso». Mancava ora qualche coincidenza che confermasse l'interpretazione. Il salmone affumicato del sogno non era stato ancora spiegato. Le chiesi: «Come mai le è venuto in mente il salmone?» «Il salmone affumicato è il piatto preferito della mia amica», rispose. Conosco per caso la signora in questione e posso confermare che essa si concede tanto poco salmone quanto la mia paziente caviale.

Lo stesso sogno ammette un'altra e più sottile interpretazione, che diventa anzi inevitabile se teniamo conto di un dettaglio secondario. (Le due interpretazioni non sono in contraddizione reciproca, ma hanno entrambe la stessa base; esse sono un buon esempio del fatto che i sogni, come tutte le altre strutture psicopatologiche, hanno sempre più di un significato). La mia paziente, nello stesso tempo in cui sognava la rinuncia di un desiderio, cercava di procurarsi un desiderio insoddisfatto nella vita reale (il panino col caviale). Anche la sua amica aveva espresso un desiderio, quello di diventare più grassa, e non ci sarebbe stato da meravigliarsi se la mia paziente avesse sognato che il desiderio della sua amica restava insoddisfatto; infatti il desiderio della mia paziente era che quello della sua amica (di aumentare di peso) non venisse soddisfatto. Ma invece di questo, aveva sognato che un suo proprio desiderio non veniva soddisfatto. Quindi il sogno può essere nuovamente interpretato se supponiamo che la persona indicata nel sogno non era la mia paziente, ma la sua amica, che essa si era sostituita all'amica o, come si può dire, che si era «identificata» con l'amica. Io credo che avesse realmente fatto questo; e il fatto che si fosse creata un desiderio insoddisfatto nella vita reale era una prova di questa identificazione.

Qual è il significato dell'identificazione isterica? È necessaria una spiegazione piuttosto lunga. L'identificazione è un fattore molto importante nel meccanismo dei sintomi isterici: riesce a far esprimere ai pazienti nei loro sintomi non solo le loro esperienze personali, ma anche quelle di un gran numero di altre persone, a farli soffrire in un certo senso per tutta una folla di gente e a recitare tutte le parti di una commedia da soli. Mi si dirà che questa non è altro che la nota imitazione isterica, la capacità degli isterici di imitare qualsiasi sintomo di altre persone che abbiano colpito la loro attenzione, in un certo senso una simpatia tanto intensa da diventare riproduzione. Questo, comunque, non ci mostra altro che il cammino percorso dal processo psichico nell'imitazione isterica; ma il cammino è qualcosa di diverso dall'atto mentale che lo percorre. Quest'ultimo è un po' più complicato dell'immagine comune di imitazione isterica; esso consiste nel trarre inconsciamente una deduzione, come chiarirà un esempio. Supponiamo che un medico stia curando una donna soggetta ad un particolare tipo di convulsioni, in una corsia di ospedale, tra molte altre pazienti. Egli non si sorprenderà se una mattina scoprirà che quel particolare tipo di attacco isterico ha trovato degli imitatori. Dirà semplicemente: «Gli altri hanno visto e copiato; è un caso di infezione psichica». Questo è vero, ma l'infezione psichica si è sviluppata secondo un certo schema: in genere i pazienti sanno più cose reciprocamente di quanto il medico sappia di chiunque di loro e, dopo la visita medica, si interessano l'uno dell'altro. Immaginiamo che questa paziente abbia il suo attacco in un giorno particolare; allora le altre scopriranno subito che è dovuto ad una lettera arrivata da casa, al riaccendersi di un amore infelice, o qualcosa del genere. Allora si muovono a compassione e traggono una deduzione, anche se questa non penetra nella coscienza: «Se una causa come questa può produrre un simile attacco, anche io posso averne uno simile, poiché sono nelle stesse condizioni». Se questa deduzione potesse entrare nella coscienza, probabilmente farebbe sorgere l'angoscia di avere lo stesso tipo di attacco. Ma in realtà la deduzione avviene in una regione psichica diversa e di conseguenza produce l'effettiva realizzazione del sintomo temuto. Quindi l'identificazione non è semplice imitazione, ma appropriazione in base ad una analoga pretesa eziologica; essa esprime una rassomiglianza e deriva da un elemento comune che resta nell'inconscio.

L'identificazione viene più frequentemente usata nell'isteria per esprimere un comune elemento sessuale. L'isterica si identifica nei suoi sintomi di preferenza, anche se non esclusivamente, con le persone con le quali ha avuto rapporti sessuali o con quelle che hanno avuto rapporti sessuali con le stesse persone con le quali ne ha avuti lei. Anche il linguaggio comune tiene conto di questo, infatti parla di due amanti come di «uno». Nelle fantasie isteriche, proprio come nei sogni, è sufficiente per l'identificazione che il soggetto abbia pensato a dei rapporti sessuali, senza che questi si siano verificati in realtà. Quindi la paziente, del cui sogno abbiamo discusso, stava semplicemente seguendo le regole dei processi isterici di pensiero nell'esprimere la gelosia nei confronti della sua amica (che essa stessa tra l'altro riconosceva ingiustificata) sostituendosi a lei nel sogno e identificandosi con lei mediante la creazione di un sintomo, il desiderio insoddisfatto. Il processo si potrebbe così esprimere verbalmente: la mia paziente si era messa al posto dell'amica nel sogno, perché questa le stava prendendo il posto accanto a suo marito e perché voleva prendere il posto dell'amica nell'alta stima di lui. (Mi dispiace dover inserire qui dei brani tratti dalla psicopatologia dell'isteria. La presentazione frammentaria e il loro distacco dal contesto diminuiscono certamente il loro effetto chiarificatore. Ma se servono ad indicare l'intima relazione esistente tra l'argomento dei sogni e quello delle psiconevrosi, avranno realizzato lo scopo per il quale sono stati inseriti).

Più semplicemente, ma sempre secondo lo stesso schema, ho risolto una confutazione rivolta alla mia teoria dei sogni da un'altra paziente (la più acuta delle mie sognatrici): cioè che il non appagamento di un desiderio significa l'appagamento di un altro. Un giorno le avevo spiegato che i sogni sono realizzazioni di desideri. Il giorno dopo mi riferì un sogno in cui stava viaggiando con la suocera per recarsi in un luogo dove avrebbero passato insieme le vacanze. Ora io sapevo che si era violentemente ribellata all'idea di passare l'estate vicino alla suocera e che pochi giorni prima era riuscita ad evitare la vicinanza che temeva, prendendo in affitto un appartamento in una località molto distante. Ed ora il suo sogno aveva disfatto la soluzione desiderata: non era questa la più tagliente contraddizione della mia teoria, secondo la quale i sogni rappresentano dei desideri soddisfatti? Senza dubbio: bastava seguire la sequenza logica del sogno per arrivare alla sua interpretazione. Il sogno dimostrava che mi ero sbagliato. Dunque il suo desiderio era che io mi fossi sbagliato ed il sogno mostrava quel desiderio soddisfatto. Ma il suo desiderio che io mi fossi sbagliato, realizzato in relazione alle sue vacanze estive, si riferiva in realtà ad un altro e più importante argomento. Infatti quasi contemporaneamente avevo dedotto dal materiale prodotto dall'analisi che in un particolare periodo della sua vita doveva essere accaduto qualcosa di importanza determinante per la sua malattia. La paziente lo aveva negato, poiché non ricordava nulla; ma poco dopo risultò che avevo ragione. Quindi il suo desiderio che io mi fossi sbagliato, trasformato nel sogno di passare le vacanze con la suocera, corrispondeva al desiderio giustificato che i fatti, dei quali stava diventando consapevole per la prima volta, non si fossero mai verificati.

Ho provato ad interpretare senza analisi, solo con una supposizione, un episodio accaduto ad un mio amico, con il quale sono stato in classe insieme per tutto il liceo. Un giorno ascoltò una conferenza che feci ad un pubblico limitato sulla novità dei sogni come soddisfazione di desideri. Egli andò a casa e sognò che aveva perso tutti i suoi processi (era avvocato) e poi mi fece delle accuse in proposito. Io risposi evasivamente dicendogli che dopo tutto uno non può vincere tutti i processi. Ma tra me e me pensai: «Considerando che per otto interi anni io ero stato seduto al primo banco perché ero il primo della classe, mentre lui vagava da qualche parte sempre a metà, è difficile che non abbia nutrito il desiderio, fin dai giorni di scuola, che un giorno o l'altro io facessi un fiasco completo».

Un sogno più cupo mi è stato raccontato da una paziente, sempre come obiezione alla mia teoria dei sogni di desiderio.

La paziente, che era una ragazza, cominciò così: «Come lei ricorderà mia sorella ha ora solo un figlio, Karl; ha perduto il più grande. Otto, mentre io vivevo ancora con lei. Otto era il mio preferito; si può dire che l'ho allevato io. Sono naturalmente affezionata anche al più piccolo, ma non quanto lo ero a quello che è morto. Questa notte dunque ho sognato che vedevo Karl morto davanti a me. Giaceva nella sua piccola bara con le mani incrociate e intorno a lui c'erano tante candele, proprio come il piccolo Otto, la cui morte era stata per me un colpo tremendo. Ora mi dica lei, che cosa può significare? Lei mi conosce, sono tanto cattiva da augurare a mia sorella che perda l'unico bimbo che ora ha? O forse il sogno significa che avrei preferito che fosse morto Karl invece di Otto al quale ero più affezionata?».

La rassicurai: quest'ultima interpretazione era fuori discussione. E dopo una breve riflessione potei darle la corretta interpretazione del sogno, che in seguito lei stessa confermò. Fui in grado di farlo perché mi era nota la sua storia precedente.

La ragazza era rimasta orfana da piccola ed era stata allevata in casa della sorella molto più grande. Tra gli amici che frequentavano la casa c'era un uomo che aveva fatto un'impressione durevole sul suo cuore. Per un certo tempo era sembrato che tali rapporti, quasi inespressi, si sarebbero conclusi con un matrimonio; ma questo felice esito era stato impedito dalla sorella, i cui motivi non erano mai stati completamente spiegati. Dopo la rottura, l'uomo cessò di frequentare la casa; e poco dopo la morte del piccolo Otto, al quale intanto aveva rivolto il suo affetto, anche la mia paziente si stabilì da sola. Non riuscì comunque a liberarsi dall'attaccamento per l'amico della sorella. Il suo orgoglio la induceva ad evitarlo ma non riusciva a trasferire il suo amore su alcuno degli ammiratori che si erano intanto presentati. Quando veniva annunciato che l'oggetto del suo amore, un letterato, avrebbe dato una conferenza in qualche posto, essa si trovava invariabilmente fra gli ascoltatori; e approfittava di ogni occasione per vederlo da lontano, in terreno neutrale. Ricordai che mi aveva detto il giorno prima che il professore sarebbe andato ad un concerto e che anche lei aveva intenzione di andarci per godere della sua vista ancora una volta. Questo era accaduto il giorno precedente il sogno ed il concerto avrebbe avuto luogo il giorno in cui mi raccontò il sogno. Fu quindi semplice per me costruire la corretta interpretazione e le chiesi se poteva ricordare qualche avvenimento verificatosi dopo la morte del piccolo Otto. Mi rispose subito: «Naturalmente; il professore venne a trovarmi di nuovo dopo una lunga assenza e lo vidi ancora una volta vicino alla bara del piccolo Otto». Questo era proprio quanto mi aspettavo e interpretai il sogno in questo modo: «Se morisse l'altro ragazzo, accadrebbe la stessa cosa. Lei passerebbe la giornata dalla sorella e verrebbe certamente il professore per fare le sue condoglianze, così lei potrebbe vederlo di nuovo nelle stesse condizioni dell'altra volta. Il sogno non significa altro che il suo desiderio di vederlo di nuovo, desiderio che lei combatte internamente. Io so che lei ha un biglietto per il concerto di oggi. Il suo sogno era un sogno di impazienza: anticipava il fatto che lei lo vedrà oggi, tra poche ore».

Per nascondere il suo desiderio, aveva evidentemente scelto una situazione in cui tali desideri vengono generalmente repressi, una situazione in cui si è così addolorati da non poter avere pensieri d'amore. Tuttavia è abbastanza possibile che anche nella situazione reale, della quale il sogno era un'esatta replica, accanto alla bara del bimbo più grande che aveva amato più intensamente, non abbia potuto reprimere i teneri sentimenti per quel visitatore che da tanto tempo le mancava.

Un sogno simile di un'altra paziente ebbe una spiegazione diversa. Da giovane era stata particolarmente acuta ed allegra; e queste qualità risultavano ancora evidenti almeno nelle idee che le venivano in mente durante la cura. Durante un sogno piuttosto lungo, questa signora immaginò di vedere la sua unica figlia quindicenne giacere morta in una «scatola». Avrebbe forse voluto usare la rappresentazione come un'obiezione alla teoria dell'appagamento dei desideri, ma essa stessa sospettava che il particolare della «scatola» dovesse aprire la via ad una diversa interpretazione del sogno. Nel corso dell'analisi, ricordò che la sera prima c'era stata una discussione sulla parola inglese «box» e le varie traduzioni possibili, come scatola, palco, cassettone, schiaffo e così via. Da altre parti del sogno scoprimmo che aveva immaginato la relazione tra la parola inglese «box» e quella tedesca «Buchse» [«ricettacolo»] e che l'aveva tormentata il ricordo che «Buchse» è un termine usato volgarmente per i genitali femminili. Tenendo conto dei limiti delle sue nozioni di anatomia topografica, si potrebbe presumere che la bambina nella scatola significasse l'embrione nell'utero. A questo punto ammise che l'immagine del sogno corrispondeva ad un suo desiderio. Come molte giovani spose, non ebbe piacere quando seppe di essere incinta, e più di una volta desiderò perfino che il bimbo nel suo grembo morisse. Anzi, in un attacco di ira seguito ad una violenta lite con il marito, aveva percosso con i pugni il suo corpo per colpire il bambino. Quindi il bambino morto era davvero la realizzazione di un desiderio, ma di un desiderio che era stato accantonato quindici anni prima. Non c'è da meravigliarsi se un desiderio realizzato con un tale ritardo non venne riconosciuto: erano cambiate troppe cose nel frattempo.

Ritornerò al gruppo di sogni cui appartengono gli ultimi due esempi (cioè quei sogni che trattano della morte di parenti cari), quando prenderò in considerazione i sogni «tipici». Allora sarò in grado di dimostrare con ulteriori esempi che, nonostante i loro contenuti indesiderati, tutti i sogni devono essere interpretati come soddisfazioni di desideri.

Devo il seguente sogno non ad un paziente, ma ad un intelligente giurista di mia conoscenza. Egli me lo raccontò, ancora una volta per trattenermi da un'affrettata generalizzazione della teoria dei sogni di desiderio. «Sognai», mi disse, «che arrivavo a casa mia con una signora sottobraccio. Lì davanti c'era una carrozza chiusa ed un uomo mi si avvicinò, mi mostrò le sue credenziali di agente di polizia e mi invitò a seguirlo. Io gli chiesi di darmi un po ' di tempo per riordinare le mie faccende. Ritiene che io desiderassi essere arrestato?». - Naturalmente no, dovetti ammettere. Sa per caso sotto quale accusa veniva arrestato? - «Sì, per infanticidio, credo». Infanticidio? Ma lei sa certamente che questo crimine può essere commesso solo dalla madre su un neonato? -«È vero». (Succede spesso che il primo racconto di un sogno sia incompleto e che le parti omesse vengano ricordate nel corso dell'analisi. Quindi le parti aggiunte in seguito risultano sempre la chiave per l'interpretazione del sogno. Confronta poi la discussione fatta più avanti sulla dimenticanza dei sogni). - E in quali circostanze ha sognato? Che cosa è accaduto la sera prima? - «Preferirei non parlarne, è una faccenda delicata». - Tuttavia devo conoscerla; altrimenti dovremmo rinunciare ad interpretare il sogno. - «Va bene, ascolti. Non ho passato la notte in casa, ma con una signora che ha molta importanza per me. Quando ci siamo svegliati di mattina, abbiamo avuto un altro rapporto, poi mi sono addormentato di nuovo ed ho fatto il sogno che le ho raccontato». - È una donna sposata? - «Sì». - E lei non vuole avere un bambino, vero? - «No, questo potrebbe tradirci». - Allora non avete un rapporto normale? - «Prendo la precauzione di ritirarmi prima dell'eiaculazione». - Credo di poter supporre allora che lei abbia usato questo sistema parecchie volte durante la notte e che, dopo averlo ripetuto la mattina, si sia sentito incerto sull'esito. - «È possibile, senza dubbio». -

In tal caso il sogno era l'adempimento di un desiderio. Esso l'ha rassicurato di non aver procreato un bambino o, ciò che è la stessa cosa, di aver ucciso un bambino. Si possono facilmente osservare i legami intermedi. Lei si ricorda che, pochi giorni fa, abbiamo parlato delle difficoltà del matrimonio e dell'incoerenza del fatto che non si obbietta nulla al rapporto avuto in modo da evitare il concepimento, mentre qualsiasi intervento, quando l'uovo ed il seme si sono uniti e si è formato un feto, viene punito come un reato. Abbiamo poi continuato ricordando la controversia medievale sul momento esatto in cui l'anima entra nel feto, poiché solo in quel momento diventa applicabile il concetto di assassinio. Senza dubbio, poi, lei conosce la spaventosa poesia di Lenau (Das tote Gluck) che equipara l'infanticidio ai mezzi anticoncezionali. - «È strano, mi è capitato di pensare a Lenau questa mattina». - E' una risonanza posteriore al suo sogno. Ed ora posso mostrarle un'altra occasionale soddisfazione di desiderio contenuta nel sogno. Lei andò a casa sua con la signora sotto braccio, invece di passare la notte a casa sua come ha fatto in realtà. Ci può essere più di una ragione per cui la soddisfazione del desiderio che costituisce il nucleo del sogno si sia mascherata in una forma così sgradevole. Forse lei ha appreso dal mio scritto sull'eziologia della nevrosi di angoscia che io considero il coitus interruptus uno dei fattori eziologici dello sviluppo della nevrosi d'angoscia. Ciò collimerebbe se, avendo praticato parecchie volte un rapporto sessuale di questa specie, lei avesse provato un disagio, divenuto poi un elemento della costruzione del sogno. Inoltre, lei si è servito di questo malumore anche per mascherare la realizzazione del desiderio. E poi il suo accenno all'infanticidio non è stato ancora spiegato. Come ha fatto ad arrivare a questo crimine specificamente femminile? - «Devo ammettere che qualche anno fa mi sono trovato implicato in un fatto del genere. Ero responsabile del tentativo di aborto di una ragazza, fatto per evitare le conseguenze di un rapporto con me. Non avevo niente a che fare con l'attuazione di quella decisione, ma per molto tempo fui naturalmente assai angosciato dal timore che la faccenda venisse scoperta». - Comprendo senz'altro. Questo ricordo fornisce una seconda ragione per cui lei si deve essere preoccupato che il sistema non fosse riuscito.

Un giovane medico, che mi aveva udito raccontare questo sogno durante un ciclo di conferenze, deve esserne stato colpito, poiché lo risognò subito, applicando lo stesso schema di pensiero ad un altro tema. Il giorno prima aveva spedito la sua dichiarazione dei redditi, che aveva compilato onestamente, dal momento che aveva ben poco da dichiarare. Poi aveva sognato che un suo conoscente andava da lui dopo una riunione di commissari delle imposte e lo informava che, mentre non era stata sollevata alcuna obiezione per tutte le altre dichiarazioni, la sua aveva suscitato un sospetto generale e gli era stata imposta una forte multa. Il sogno rappresentava la malcelata soddisfazione del desiderio di essere conosciuto come un medico molto ricco. Ciò ricorda la ben nota storia della ragazza cui fu consigliato di non accettare un corteggiatore, perché aveva un carattere violento e l'avrebbe certamente percossa se si sposavano. «Magari cominciasse a percuotermi da ora!», rispose la ragazza. Il suo desiderio di sposarsi era così grande che era pronta ad accettare nel patto i dispiaceri minacciati e anzi arrivava ad elevarli ad un desiderio.

Quei sogni molto frequenti che sembrano ergersi in contrasto con la mia teoria, in quanto il loro contenuto è la rinuncia ad un desiderio o il verificarsi di qualcosa chiaramente indesiderata, possono essere riuniti insieme sotto il titolo di «sogni contrari al desiderio». Se consideriamo questi sogni nell'insieme, mi sembra possibile ricondurli a due princìpi; non ho ancora affatto parlato di uno di essi, anche se ha un ruolo importante non solo nei sogni ma anche nella vita della gente. Una delle due forze che producono tali sogni è il desiderio che io abbia torto. Questi sogni appaiono regolarmente nel corso delle mie cure, quando un paziente è in uno stato di resistenza nei miei confronti; ed io posso contare di provocarne uno quasi certamente, dopo che ho spiegato al paziente per la prima volta la mia teoria sui sogni come realizzazioni di desideri. (Durante gli ultimi anni simili «sogni contrari al desiderio» mi sono stati ripetutamente raccontati da persone che hanno udito le mie conferenze, per reazione al primo scontro con la mia teoria «del desiderio» dei sogni). Anzi c'è da aspettarsi che la stessa cosa accadrà ad alcuni dei lettori di questo libro: saranno prontissimi a rinunciare ad uno dei loro desideri nel sogno, pur di soddisfare il desiderio che io sia in errore.

Questo stesso punto sarà illustrato da un ultimo sogno di questo tipo, fatto da una paziente durante la cura. L'autrice è una ragazza che era riuscita con fatica a continuare la sua cura con me, contro la volontà dei genitori e delle persone autorevoli che avevano consultato. Sognò che la sua famiglia le proibiva di continuare a venire da me. Allora faceva appello ad una promessa che le avevo fatta, che cioè se necessario avrei continuato la cura senza onorario. A questo io risposi: «Non posso fare concessioni per quanto riguarda il denaro». Bisogna ammettere che non era facile arrivare alla soddisfazione del desiderio in questo caso. Ma in tutti i casi simili, si scopre un secondo enigma, la cui soluzione aiuta a risolvere anche il primo. Qual era la provenienza delle parole che la paziente mi aveva fatto dire? Naturalmente non le avevo detto nulla del genere, ma uno dei suoi fratelli, quello che l'influenzava di più, era stato tanto buono da attribuirmi quel sentimento. Il sogno voleva quindi dimostrare che il fratello aveva ragione. E non solo nei suoi sogni era convinta che egli avesse ragione; la stessa idea dominava tutta la sua vita ed era il motivo della sua malattia.

Un sogno che a prima vista sembra porre particolari difficoltà alla teoria della soddisfazione del desiderio è stato fatto e interpretato da un medico e raccontato da August Stärcke: «Vidi sull'ultima falange del mio indice sinistro il primo indizio di sifilide». A parte il contenuto indesiderato del sogno, il fatto che sia chiaro e coerente potrebbe dissuaderci dall'analizzarlo. Se comunque siamo pronti ad affrontare le fatiche che ne derivano, scopriremo che «Primaraffekt» equivale a «prima affectio» [«primo amore»] e che il tumore ripugnante, per citare le parole di Stärcke, rappresenta «le soddisfazioni di desiderio che hanno avuto una grande carica emotiva».

Il secondo motivo dei sogni contrari al desiderio è così ovvio che lo si trascura facilmente, come ho fatto anche io per lungo tempo. C'è una componente masochista nella costituzione sessuale di molte persone, che deriva dalla trasformazione nel suo contrario della componente aggressiva, sadica. Quelli che provano piacere non nel dolore fisico inflitto loro, ma nell'umiliazione e nella tortura mentale, si possono chiamare «masochisti mentali». Si comprende subito che questo tipo di persone può fare sogni contrari a desideri e sogni spiacevoli, che tuttavia sono realizzazioni di desideri perché soddisfano le loro tendenze masochiste. Citerò uno di questi sogni, fatto da un giovane che aveva molto tormentato negli anni precedenti il fratello maggiore, per il quale aveva un affetto omosessuale. Avendo il suo carattere subito una trasformazione radicale, fece il seguente sogno, diviso in tre parti: I. Suo fratello maggiore si stava prendendo gioco di lui. II. Due uomini adulti si stavano accarezzando con intenti omosessuali. III. Suo fratello aveva venduto l'impresa della quale egli era impaziente di diventare direttore. Si svegliò dall'ultimo sogno con la sensazione più spiacevole. Tuttavia si trattava di un sogno di desiderio masochista, che potrebbe essere così interpretato: «Mi starebbe bene se mio fratello facesse questa vendita per punirmi di tutti i tormenti che ha dovuto subire da me».

Spero che i precedenti esempi siano sufficienti (finché non verrà sollevata la prossima obiezione) a rendere plausibile il fatto che anche i sogni con un contenuto spiacevole devono essere interpretati come soddisfazioni di desideri. Né si tratta di una coincidenza casuale, se l'interpretazione di questi sogni ci ha posto ogni volta di fronte ad argomenti dei quali la gente è restia a parlare o a pensare. La sensazione spiacevole provocata da questi sogni è senza dubbio identica alla ripugnanza che tende (generalmente con successo) a trattenerci dal discutere o menzionare tali argomenti e che ognuno di noi deve superare se, nonostante tutto, si trova costretto ad occuparsene. Ma la sensazione spiacevole che ricorre nel sogno non esclude l'esistenza di un desiderio. Tutti abbiamo dei desideri che preferiremmo non svelare ad altre persone e desideri che non ammettiamo nemmeno di fronte a noi stessi. D'altra parte è giustificato collegare il carattere penoso di tutti questi sogni con il fenomeno della deformazione onirica, e concludere che questi sogni sono deformati e la soddisfazione del desiderio contenuta in essi è mascherata al punto da diventare irriconoscibile, proprio a causa della ripugnanza per l'argomento del sogno o per il desiderio che ne deriva a causa dell'intenzione di reprimerlo. La deformazione onirica risulta quindi davvero essere un atto della censura. Avremo preso in considerazione tutto quanto è stato portato alla luce dalla nostra analisi dei sogni spiacevoli se apportiamo la seguente modifica alla formula con la quale abbiamo cercato di esprimere l'essenza dei sogni: il sogno è l'appagamento (mascherato) di un desiderio (rimosso, represso). (Un grande autore contemporaneo che, a quanto mi si dice, rifiuta di sentir parlare della psicoanalisi o dell'interpretazione dei sogni, è arrivato indipendentemente ad una definizione quasi identica della natura dei sogni. Egli parla del sogno come della «comparsa illecita di desideri repressi, sotto false sembianze e falso nome» (Spitteler).

Anticiperò dei problemi che saranno trattati in seguito citando a questo punto l'ampliamento e la modifica della formula fondamentale esposta sopra ad opera di Otto Rank: «Sulla base e con l'aiuto del materiale sessuale infantile represso, i sogni rappresentano regolarmente la realizzazione dei desideri attuali, in genere erotici, in forma velata e simbolica».

Non ho mai affermato di aver adottato la formula di Rank. La versione più breve, come è espressa nel testo, mi sembra sufficiente. Ma il solo fatto di aver menzionato la modifica di Rank è stato sufficiente a procurare infinite accuse alla psicoanalisi per aver asserito che «tutti i sogni hanno un contenuto sessuale».

Se questa frase si prende nel senso inteso, essa mostra semplicemente la poca coscienziosità con la quale i critici in genere eseguono la loro funzione e la prontezza con la quale i nemici trascurano le affermazioni più limpide, se non servono alle loro tendenze aggressive. Infatti solo poche pagine prima avevo menzionato la varietà di desideri le cui realizzazioni si trovano nei sogni dei bambini (desideri di fare una gita, di andare in barca, di mangiare ecc.); e in altri punti avevo parlato dei sogni di fame, dei sogni causati dalla sete o da esigenze di escrezione, e sogni di semplice comodità. Perfino lo stesso Rank non fa un'affermazione assoluta. Le parole usate sono «in genere erotici» e ciò che egli ha detto trova ampiamente conferma nei sogni degli adulti.

La situazione sarebbe diversa se «sessuale» fosse usato dai critici nel senso in cui è ora usato comunemente in psicoanalisi, nel senso di «Eros». Ma è poco probabile che i miei avversari avessero in mente l'interessante problema se tutti i sogni siano creati da forze matrici «libidiche» in contrapposto a quelle «distruttive».)

Restano da discutere i sogni di angoscia come sottospecie particolare dei sogni di contenuto spiacevole. Gli inesperti saranno poco propensi a considerarli sogni di desiderio. Tuttavia a questo punto devo parlare brevemente dei sogni di angoscia. Essi non ci presentano un nuovo aspetto del problema onirico; si tratta di affrontare tutto il problema dell'angoscia nevrotica. L'angoscia che proviamo in un sogno si può spiegare solo apparentemente mediante il contenuto del sogno. Se sottoponiamo questo contenuto all'analisi, scopriremo che l'angoscia del sogno non è giustificata dal contenuto più di quanto l'angoscia di una fobia lo sia dalla rappresentazione cui la fobia si riferisce. È senza dubbio vero, per esempio, che si può cadere da una finestra e che c'è quindi motivo di essere cauti nelle vicinanze di una finestra; ma non si può capire perché l'angoscia provata nella fobia corrispondente sia così grande e perseguiti il paziente anche quando non ce n'è motivo. Vediamo allora che si può validamente asserire la stessa cosa sia per quanto riguarda le fobie che i sogni d'angoscia: in entrambi i casi l'angoscia è legata solo superficialmente alla rappresentazione che l'accompagna: essa deriva da un'altra fonte.

Dal momento che esiste un rapporto così stretto tra l'angoscia dei sogni e quella nevrotica, nel discutere la prima mi devo riferire alle ultime. In un breve scritto sulle nevrosi di angoscia, ho sostenuto qualche tempo fa che l'angoscia nevrotica deriva dalla vita sessuale e corrisponde alla libido che è stata deviata dal suo scopo e non ha trovato impiego. Da allora questa formula ha resistito al passare del tempo; possiamo quindi dedurne che i sogni di angoscia sono sogni di contenuto sessuale, in cui la libido è stata trasformata in angoscia. Avremo occasione più avanti di confermare questa asserzione mediante l'analisi di alcuni sogni di pazienti nevrotici. Inoltre, nel corso di un ulteriore tentativo di arrivare ad una teoria dei sogni, avrò occasione di discutere ancora una volta sui fattori determinanti dei sogni di angoscia e sulla loro compatibilità con la teoria della soddisfazione dei desideri.