STUDI SULL'ISTERIA (1892-1895)

Pubblicati nel 1895, gli Studi sull'isteria associano al nome di Freud quello di Josef Breuer, un medico più anziano e già affermato professionalmente, amico e consigliere per alcuni anni di Freud,. Nel 1880 Breuer aveva adottato l'ipnosi con una paziente isterica e aveva segnalato a Freud sia il caso che il metodo di cura "con la parola". Freud cominciò ad usare l'ipnosi solo nel 1887, dopo l'esperienza parigina con Charcot, e ne intuì ben presto i limiti. Ciononostante, probabilmente in nome della gratitudine, egli intese coinvolgere Breuer nella stesura del libro, anche se questi aveva già da anni abbandonato la pratica dell'ipnosi.

Il libro consta di cinque capitoli. Il primo, scritto in comune, illustra il meccanismo psichico dei fenomeni isterici. Il secondo è un resoconto di casi clinici: uno di Breuer e quattro di Freud. Il terzo, dovuto a Breuer, espone una serie di considerazioni teoriche sull'isteria. Il quarto, di Freud, illustra il metodo psicoterapeutico impiegato nella cura dei casi.

Nella prefazione alla prima edizione si dà un'informazione singolare: "Le nostre esperienze provengono dalla nostra pratica privata di medici in una classe sociale colta e dedita alle letture" (p. 171). Quest'informazione serve solo a giustificare la cautela con cui gli autori accennano alla vita privata delle pazienti. A posteriori, essa è molto significativa. Tutta la ricerca freudiana si realizzerà sulla base di una pratica che coinvolge quasi esclusivamente membri della nobiltà e dell'alta borghesia mitteleuropea. Ciononostante, Freud, che non ha alcuna preparazione sociologica e scarse competenze storiche, è spito a perseguire, fin da questo primo lavoro importante, l'intento di penetrare il mistero di una psiche considerata come universale. Ciò peserà come un macigno sull'edificio teorico della psicoanalisi, ponendo in luce uno scarto, destinato a diventare sempre più profondo, tra la finezza dei rilievi e delle intuizioni psicologiche, ricavate da un metodo che permette di affacciarsi sui mondi interiori dei soggetti, e le interpretazioni destinate inesorabilmente a dare un significato universale a contenuti di esperienza determinati socioculturalmente.

Il primo capitolo conferma ciò che è già stato acquisito con l'ipnosi. Dietro i fenomeni isterici si dà un mondo di ricordi significativi, spesso traumatici, preclusi alla coscienza, che possono essere fatti affiorare solo in virtù dell'allentamento del controllo cosciente prodotto dalla condizione ipnotica. La possibilità di mettere un soggetto in grado di accedere a tali ricordi, e di rivivere gli affetti ad essi legati, determina la scomparsa dei fenomeni isterici: "Trovammo, in principio con nostra grandissima sorpresa, che i singoli sintomi isterici scomparivano subito e in modo definitivo, quando si era riusciti a ridestare con piena chiarezza il ricordo dell'evento determinante, risvegliando anche l'affetto che l'aveva accompagnato, e quando il malato descriveva l'evento nel modo più completo possibile esprimendo verbalmente il proprio affetto. Il ricordo privo di elementi affettivi è quasi sempre del tutto inefficiente; il processo psichico svoltosi in origine deve ripetersi con la maggiore vivacità possibile, deve essere riportato nello status nascendi e deve poi "essere espresso in parole"" (p. 178). L'isterico, dunque, "soffrirebbe per lo più di reminiscenze" (p. 179).

I ricordi in questione nella genesi dei fenomeni isterici si conservano "per lungo tempo con straordinaria freschezza e con tutto il loro accento affettivo" (p. 180) per due motivi: il primo è che essi fanno capo a eventi e circostanze traumatiche, il secondo è che essi non sono stati abreagiti, cioè interagiti con azioni o parole adeguate a scaricare le emozioni prodotte. La persistenza di tali ricordi al di sotto e al di fuori della coscienza fa sì che questa viva una condizione dissociata rispetto al suo patrimonio interiore. Tale dissociazione è il presupposto per cui i ricordi traumatici possano affiorare realizzando gli stati "ipnoidi" della coscienza propri dei fenomeni isterici. Stati singolari poiché essi possono repentinamente immergere in una "psicosi", vale a dire in una condizione alienata, "persone di mente lucidissima, di forte volontà, di molto carattere e di grandissima capacità critica" (p. 184).

Questo contrasto tra l'assetto normale della coscienza e la sua destrutturazione, che si realizza nel corso degli attacchi isterici, è di fatto evidente in quasi tutti i casi clinici riportati nel secondo capitolo. Capire l'isteria significa decifrare il significato della dissociazione che essa rende evidente tra diversi livelli di esperienza mentale.

Breuer e Freud hanno il merito di sgombrare il campo dal pregiudizio per cui l'isteria è indizio di una personalità poco dotata, immatura, suggestionabile, iperemotiva. La signorina Anna O. "è di intelligenza notevole, dotata di intuizione acuta e di una sorprendente capacità di afferrare le relazioni tra le cose. Questo vigoroso intelletto avrebbe avuto la possibilità di alimentarsi di un valido nutrimento spirituale, di cui avrebbe avuto bisogno, ma che invece non ha più ricevuto dopo la fine della scuola. Il suo ricco talento poetico e fantastico era controllato da uno spirito critico molto acuto che la rendeva anche del tutto insuggestionabile; soltanto argomenti, mai pure affermazioni avevano su di lei un'influenza. La sua volontà era energica, tenace e costante, giungendo talora sino all'ostinazione, e rinunciava alla propria meta soltanto per bontà, per far piacere agli altri. Fra i tratti essenziali del suo carattere erano la bontà e la simpatia umana" (p. 189); la signora Emmy Von N. "dimostra chiaramente cultura e intelligenza non comuni" (p. 212), "ha viaggiato molto e ha molti vivi interessi" (p.214), intrattiene relazioni comunicative "con uomini eminenti della Russia tedesca e della Gemania del Nord" (p. 219). "ha una natura ardente, capace di sviluppare un massimo di passionalità" (p.259), è insomma "una donna eccellente, che si imponeva per la serietà morale nella concezione dei propri doveri, per intelligenza ed energie addirittura mascoline, per l'elevata cultura e l'amore della verità, mentre la benevola cura per tutte le persone da lei dipendenti, la sua intima modestia e la finezza dei suoi modi la rendevano degna di stima anche come dama" (p. 261); la signorina Elisabeth Von R. "pareva intelligente e psichicamente normale e sopportava la sofferenza, che le guastava vita sociale e divertimenti, con aria serena" (290), il padre" la chiamava scherzosamente "sfacciata e prepotente", la metteva in guardia contro la sua tendenza a dire alle persone la verità senza riguardi, e spesso esprimeva l'opinione che le sarebbe stato difficile trovare marito. Effettivamente essa era molto scontenta del suo stato di ragazza, era piena di progetti ambiziosi, voleva studiare o perfezionarsi nella musica, si ribellava al pensiero di dover sacrificare in un matrimonio le sue inclinazioni e la sua libertà di giudizio (p.294).

Una dotazione così ricca di personalità, il cui tratto comune ai diversi soggetti è una spiccata tendenza all'autorealizzazione personale, un atteggiamento critico nei confronti della realtà e una implicita ed esplicita contestazione dello status e del ruolo femminile tradizionali, avrebbero dovuto indurre Freud a riflettere sull'incidenza della cultura nella genesi dell'isteria. Egli però, oltre ad essere suggestionato dalla scoperta dell'inconscio, vale a dire di un continente mentale da esplorare, non era in grado (né lo sarebbe mai divenuto) di interrogarsi sui nessi tra storia sociale e soggettività. Medico di formazione, ideologicamente conservatore, dotato di una strordinaria capacità intuitiva di ordine psicologico, Freud, nel corso degli anni, avrebbe arricchito la sua cultura leggendo i classici, interessandosi all'arte e alla filosofia, ma non avrebbe mai concesso credito alla sociologia e alla storia.

Il suo approccio all'isteria si limita pertanto a cercare di illuminarne la genesi psicologica.

Su questa via, egli s'imbatte anzitutto nei limiti del metodo catartico fondato sull'ipnosi: "Non tutte le persone che presentavano in modo indubbio sintomi isterici e nelle quali agiva con massima probabilità lo stesso meccanismo psichico, erano ipnotizzabili" (p. 395). Freud viene a trovarsi di fronte ad un bivio: "o abbandonare il metodo catartico nella maggior parte dei casi che sembravano richiederlo, o fare il tentativo di esercitare quel metodo al di fuori del sonnambulismo" (p. 265). Convinto che, in ogni caso d'isteria, la cura dovesse consistere nel permettere al soggetto di abreagire le memorie di eventi particolarmente significati depositati a livello inconscio, egli sceglie la seconda alternativa. Il nuovo metodo è in nuce quello psicoanalitico: il soggetto è sdraiato sul lettino con gli occhi chiusi, viene invitato a rispondere liberamente alle domande che Freud pone e, se non riesce, viene aiutato con la pressione della mano sulla fronte. Il metodo funziona, e pone Freud di fronte al fatto che "le esperienze patogeneticamente importanti sono fedelmente ritenute nella memoria insieme con tutte le circostanze accessorie, anche quando sembrano dimenticate e quando al malato manca la capacità di rammentarsene" (p. 268).

Il motivo per cui queste esperienze si mantengono vive e persistenti nella memoria, al di fuori della cocsienza, è immediatamente chiaro: si tratta univocamente di esperienze estremamente significative sotto il profilo emozionale; traumatiche, dunque, siano esse dovute ad eventi esterni o a eventi interni (desideri, fantasie, ecc.). Ma perché esse non hanno accesso alla coscienza? Perché sono "tutte di natura penosa, idonee a provocare gli affetti della vergogna, del rimprovero, del dolore psichico, della menomazione, e nell'insieme tali che si preferirebbe non averle vissute" (p. 406). Le resistenze che Freud incontra per farle affiorare alla coscienza con il nuovo metodo attestano l'esistenza di una forza psichica che a ciò si oppone. Da ciò emerge "spontaneamente l'idea della difesa" (p.405): l'avversione dell'Io che "aveva in origine scacciato la rappresentazione patogena… si oppone ora al suo ritorno nel ricordo" (p. 407). Nella misura in cui la rappresentazione è rimossa, l'affetto ad essa associato si esprime somaticamente, dando luogo a sintomi da conversione.

Freud giunge dunque alla conclusione che "l'isteria si generi mediante la rimozione di una rappresentazione insopportabile per effetto della difesa; che la rappresentazione rimossa continui a sussistere quale debole (poco intensa) traccia mnestica; che l'affetto tolto a quella rappresentazione venga impiegato per un'innovazione somatica, cioé: conversione dell'eccitamento" (p. 411). La rappresentazione, quindi, "diventerebbe, proprio per effetto della sua rimozione, una causa di sintomi morbosi, cioè patogena" (p. 411).

Col nuovo metodo, Freud giunge, rispetto all'ipnosi, ad avere le prime intuizioni su come è organizzato l'inconscio: "La prima e più possente pressione che si ricava in un'analisi del genere, è certamente che il materiale psichico patogeno - che apparentemente è dimenticato, non è disponibile per l'Io, e non esercita alcuna funzione nell'associazione e nel ricordo - costituisce ugualmente in qualche modo un materiale pronto, bene e rettamente ordinato" (p. 423). Esso "appare come patrimonio di un'intelligenza non necessariamente inferiore a quella dell'Io normale. Spesso l'apparenza di una seconda personalità si prospetta nel modo più sorprendente" (p. 423). Per di più, esso "si presenta come una formazione pluridimensionale, a stratificazione perlomeno triplice… esiste anzitutto un nucleo di ricordi (di esperienze o sequenze di pensieri) nei quali il fattore traumatico è culminato o l'idea patogena ha trovato la sua più pura manifestazione. Attorno a questo nucleo si trova una quantità spesso incredibilmente ricca di un altro materiale mnestico, che deve essere, elaborato nell'analisi, disposto, come ho detto, in tre modi. E' anzitutto evidente una disposizione cronologica lineare, che si realizza all'interno di ogni singolo tema" (p. 424). Per questo aspetto i ricordi omogenei si raggruppano "in una pluralità linearmente stratificata (quale si ha nel fascicolo di una pratica d'archivio, in un pacco di documenti, ecc.)" (p. 424). Quest'ordine cronologico ha però una particolarità: quella "di invertire, nella riproduzione, l'ordine di successione originario; l'esperienza più recente, più fresca del fascicolo viene per prima come "copertina" e la fine è data da quell'impressione con la quale in realtà la serie è cominciata" (p. 424). In virtù della seconda disposizione, i ricordi appaiono "stratificati concentricamente attorno al nucleo patogeno" (425): "gli strati più periferici contengono, dei vari temi, quei ricordi (o fascicoli) che si rammentano facilmente, e sono sempre rimasti chiaramente coscienti; più si va nel profondo, più difficilmente I ricordi che emergono vengono riconosciuti, sinché in prossimità del nucleo ws'incontrano quei ricordi che il paziente, anche riproducendoli, rinnega" (p. 425). Il terzo tipo di disposizione si realizza "secondo il contenuto del pensiero, il legame dato dal filo logico che giunge sino al nucleo e che tende a segnare una propria via, in ogni caso diversa, irregolare e tortuosa" (p.425). La connessione logica corrisponde "a una linea ramificata, e più precisamente a un sistema di linee convergenti. Esso ha punti nodali nei quali due o più fili si incontrano per proseguirne uniti; e al nucleo fanno capo in genere più fili aventi andamenti tra loro indipendenti, oppure collegati in certi punti da tratti laterali. E' assai notevole, per dir le cose con altre parole, osservare quanto spesso un sintomo sia determinato in vari modi, sia sovradeterminato" (p. 426).

La ricchezza del materiale mnesico patogeno spiega perché il nuovo metodo è notevomente più lento rispetto all'ipnosi. Si tratta infatti di far passare un mondo di ricordi complessi e stratificati attraverso la cruna dell'ago della coscienza. Ciò consente però al paziente di riappropriarsi dei contenuti della sua esperienza interiore e di giungere, dunque, ad un grado di stabilità che l'ipnosi non può produrre. La riappropriazione non verte peraltro solo su ricordi respinti nell'incoscio dalla coscienza. Talora occorre, per dare pieno senso all'esperienza soggettiva, che il paziente si appropri anche di pensieri del tutto inconsci. Ma come ammettere che l'inconscio pensi per conto proprio? Freud a riguardo scrive che "è impossibile dire qualcosa finchè non abbiamo chiarito a fondo le nostre concezioni psicologiche fondamentali, specialmente sulla natura della coscienza" (p. 435).

E' noto che Freud non arriverà mai a formulare una teoria della coscienza articolata come quella dell'inconscio. Su questa lacuna si è fondata la critica del cognitivismo che, però, riabilitando la coscienza ha finito con il misconoscere la struttura logica dell'inconscio chiaramente intuita da Freud.

Gli studi sull'isteria consentono dunque di vedere quasi dal vivo la nascita della psicoanalisi. Tale nascita è gravata da un'ipotesi di fondo, che avrà gran peso negli ulteriori sviluppi della teoria. L'ipotesi, che Freud estende all'intero campo delle nevrosi, consiste nel "riconoscere che nella misura in cui si poteva parlare di causa determinante per il cui tramite si acquisissero le nevrosi, l'etiologia era da ricercarsi in fattori sessuali" (p.396). Tale ipotesi non trova che labili sostegni nel materiale clinico riferito, il quale attesta piuttosto che il disagio isterico femminile, all'epoca, muoveva da una protesta inconscia contro i ruoli tradizionali attribuiti alla donna - di figlia sottomessa alla volontà paterna, di moglie incline a soddisfare i desideri del marito, di madre a tempo pieno, di infermiera degli anziani, ecc. - che venivano vissuti, particolarmente a livello di un ceto sociale elevato, come mortificanti l'autorealizzazione. Freud ha scambiato un aspetto della repressione culturale gravante sulla donna - quella sessuale - come se esso fosse il più importante. Oggi, in un'epoca in cui quella repressione si è fortemente attenuata, e le donne continuano a pagare - mutatis mutandis - un tributo rilevante sull'altare dell'isteria e della depressione, l'errore interpretativo di Freud appare più chiaro.

Fin dall'inizio, dunque, la psicoanalisi, per quanto le intuizioni originarie appaiono ancora oggi profonde e per alcuni aspetti geniali (soprattutto in riferimento all'inconscio che funziona come una seconda personalità, recepisce la realtà con una finezza spesso estranea alla coscienza, serba memoria viva di ciò che viene dimenticato e pensa per conto proprio), appare gravata dal conservatorismo ideologico di Freud e da un'orizzonte culturale troppo ristretto sulla dimensione psicologica per cogliere i nessi tra di essa e la storia sociale.

Nel libro, peraltro, c'è una prova piuttosto inquietante di questo conservatorismo, che attesta lo scarso potere critico di Freud nei confronti del mondo sociale cui appartiene. Nel corso del trattamento, la signora Emmy Von N. che, chiaramente, ha paura d'impazzire, parla due volte dei manicomi, dove sono state ricoverate sia la cugina che la madre. Ne parla angosciata alla luce della testimonianza di una serva che, avendo avuto la padrona ricoverata, le ha raccontato cose orribili, di come i pazienti venissero legati alle sedie, picchiati, trattate con docce ghiacciate, ecc. In entrambi i casi, Freud si sforza di correggere tali idee e la invita a credere a lui piuttosto che a quella stupida ragazza. Oggi sappiamo che la ragazza, per quanto incolta, aveva ragione.